C’è un immaginario inedito che, negli ultimi anni, si è fatto strada tra i videogiochi, ed è quello polacco. In tal senso, un contributo importante viene dalla serie di The Witcher di CD Projekt RED, che con il terzo capitolo del 2015 consolida l’epopea di Geralt di Rivia come una delle più iconiche tra quelle videoludiche. Una tendenza che trova riscontro anche tra le ultime uscite, come The Medium di Bloober Team.

 

 

L’horror in esclusiva Microsoft ha per protagonista Marianne, una giovane sensitiva dal passato poco chiaro. La sua è un’intricata storia basata sul dualismo tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti. Il tutto raccontato in una cornice incredibilmente suggestiva che è la Polonia del 1999. Nello specifico, Cracovia.

 

the medium polonia

 

Della città polacca abbiamo un pittoresco spaccato nelle prime sequenze, con la statua equestre del re Ladislao Jagellone e il monumento ai caduti battuti da una fitta pioggia, che tutto incupisce. Anche nei titoli di testa Cracovia fa da sfondo, questa volta con immagini di repertorio della Polonia del Novecento. Non è un caso: la storia contemporanea del paese è fondamentale per lasciarsi immergere dalle atmosfere di The Medium. Per questa ragione l’esperienza di gioco è ricca di documenti, giornali e fogli da leggere che fanno riferimento all’occupazione nazista del 1939-45, e in seguito al periodo comunista, conclusosi all’inizio degli anni Novanta. La Polonia del 1999 è dunque un paese in cerca del proprio posto nel nuovo ordine mondiale post Guerra fredda. Non stupisce infatti che uno dei primi fogli da leggere è la pagina di un quotidiano che parla dell’ingresso della Polonia nella NATO.

Assorbire il passato recente del paese permette di comprendere e apprezzare la cupezza che caratterizza le atmosfere di The Medium. Una sensazione generale che trova espressione nei colori freddi, primo fra tutti il grigio. Tale palette cromatica sembra essere un tratto distintivo delle produzioni polacche. Basta citare This War of Mine, del team polacco 11bit studios, che pur non parlando apertamente delle guerre jugoslave, riprendono stilisticamente un immaginario est-europeo in cui a dominare è il grigio. Un colore che racchiude il senso di incertezza e nebulosità derivato da un passato imposto dall’alto.

 

the medium Polonia

 

È tuttavia negli spazi interni del resort di Niwa, vero teatro di The Medium, che la cupezza sopramenzionata trova maggiore possibilità di espressione. La telecamera fissa, che omaggia i vecchi horror, gioca un ruolo fondamentale per dare un taglio artistico alle porzioni di stanze che andiamo via via esplorando. Alla ricerca di indizi, il nostro occhio viene attratto dai tanti dettagli ambientali, come orologi, credenze, poster, sedie, telefoni.

Ognuno di questi oggetti non solo racconta una storia personale, inevitabilmente toccata dagli orrori di guerra o del regime, ma crea una fotografia fascinosa che ben rappresenta i finti ottimismi dell’epoca. Niwa infatti è un resort sorto sul finire degli anni Sessanta, dapprima immaginato dai tanti ospiti come luogo di rinascita, e in seguito scoperto come un vero inferno. Emblematica è la prima sequenza dedicata all’edificio che, gigantesco e simmetrico, occupa quasi tutta l’inquadratura. Una possanza autoritaria fine a se stessa, il cui risultato è una splendida scenografia dalle forti vibrazioni post-soviet.

 

the medium polonia

 

Ma tornando all’inferno menzionato prima, pur ispirandosi a quello di Silent Hill non a caso lo storico compositore della serie Akira Yamaoka ha partecipato alla realizzazione della colonna sonora di The Medium -, il gioco di Bloober Team riesce ad avere la sua originale declinazione. I volti e gli arti scheletrici che fuoriescono massicciamente dai soffitti e dalle pareti del mondo degli spiriti rimandano alle opere del pittore surrealista Zdzisław Beksiński, da cui The Medium riprende anche le tonalità cromatiche che, a differenza del mondo reale, sono calde ma comunque stemperate. L’obiettivo è quello di trasmettere a noi che giochiamo un preciso senso di angoscia, lo stesso che accomuna i morti e i vivi di The Medium, ognuno in lotta contro il proprio passato. Come la Polonia.

Parlando quindi di suggestioni, la Cracovia sospesa tra finzione e realtà ricreata da Bloober Team merita di far parte tra i luoghi videoludici da ricordare. Sia in quanto singoli giocatori e singole giocatrici, sia come collettività videoludica. Perché è interessante notare che, accanto al predominio di determinati immaginari come quello americano o giapponese, altre visioni e culture stiano trovando terreno fertile in un medium dalle grandi potenzialità come il videogioco.