All’inizio di La Strada di Swann, il primo libro di Alla Ricerca del Tempo Perduto, Marcel Proust narra un episodio entrato nella storia della cultura mondiale: il protagonista, bevendo il tè, intinge una madeleine nella tazza e, improvvisamente, il gusto del piccolo dolce francese gli fa ricordare i bei momenti trascorsi a Combray durante le lunghe estati dell’infanzia. Proust usa l’espediente della madeleine per riflettere sul rapporto fra memoria volontaria e involontaria che diventerà poi uno dei temi fondamentali della Recherche.

I manager di Nintendo che hanno immaginato Nintendo Classic Mini: NES – forse – non hanno mai letto l’opera omnia del genio francese ma, con l’ultima consolina made in Kyoto, fanno appello proprio a quelle sensazioni che lo scrittore parigino ha trasformato in alcune delle pagine più monumentali della letteratura europea. Già dalla confezione, il cui design riprende il packaging originale del NES, si capisce subito che la questione è sentimentale e non tecnica. A Nintendo non interessa competere con gli emulatori più o meno legali già disponibili o proporre una nuova esperienza ludica, nulla di tutto questo: il Nintendo Classic Mini: NES è l’equivalente videoludico della madeleine di Proust, è una chiave che fa scattare il meccanismo della nostra memoria involontaria e, nonostante le TV 4k e la realtà virtuale, ci riporta nei salotti di flanella degli anni ‘80, quando passavamo il pomeriggio a 25 centimetri dal televisore e nessuno pensava potesse farci male.

The Legend of Zelda screenshot

The Legend of Zelda – screenshot

Scartare una replica perfetta dello scomodissimo pad del NES e giocare a Super Mario Bros. 3 notando come le dita procedano col pilota automatico da un livello all’altro è un’esperienza quasi commovente per quelli che, come chi scrive, hanno passato buona parte della loro giovinezza fra il Regno dei Funghi, Hyrule e i desolati scenari extraterrestri di Metroid.

“Scartare una replica perfetta dello scomodissimo pad del NES e giocare a Super Mario Bros. 3 notando come le dita procedano col pilota automatico da un livello all’altro è un’esperienza quasi commovente”

Certo, qualcuno lamenterà la mancanza delle funzionalità online o avrebbe preferito questo o quel gioco al posto dei trenta disponibili, ma criticare Nintendo Classic Mini: NES su basi “tecnologiche” significa aver rinunciato a quello che Pascoli chiamava il fanciullino, ovvero quella capacità non del tutto razionale di approcciarsi alla vita in maniera ingenua, mettendo le sensazioni davanti al freddo calcolo cervellotico.

Con grande semplicità Nintendo Classic Mini: NES rappresenta un nuovo passaggio nella ricerca videoludica di Nintendo, peraltro coerentissimo a tutti quelli precedenti: fu col fallimento commerciale di GameCube che la casa di Kyoto decise di abbandonare la rincorsa a Sony e Microsoft per concentrarsi su una certa idea del gaming basata sulla semplicità e su metodi sempre più sperimentali di approccio al giocatore. In questo senso il ritorno, in tutti i sensi, alle origini permette di (ri)scoprire i tempi in cui un processore da 1,7 Mhz e un pad con due pulsanti bastavano a creare quella magia che oggi pare così complicata da (ri)produrre.

Metroid screenshot

Metroid – screenshot

Allora, per chiudere come abbiamo iniziato, vale la pena affidarsi alle parole di Proust che, gustando la sua madeleine, confonde il passato col presente e si ritrova a fare i conti con la propria infanzia. Nintendo Classic Mini: NES ci costringe a prendere sul serio il passare del tempo, e forse proprio per questo, è andato subito a ruba, diventando pressoché introvabile in qualsiasi negozio. Acquistarne uno significa esorcizzare i trent’anni che ci separano da quei pomeriggi, da quel piccolo mondo antico che, oggi, cerchiamo disperatamente nella modernità ma che, forse, non ritroveremo mai più.

 

“Ora, quella causa, la presagivo paragonando tra loro quelle diverse impressioni beate e che avevano questo in comune: che avvertivo il rumore del cucchiaio sul piatto, la disuguaglianza del lastricato, il sapore della madeleine nell’attimo presente e al tempo stesso in un istante lontano, al punto di far sconfinare il passato sul presente, di esitare non sapendo in quale dei due mi trovassi.”

Marcel Proust