Ve lo ricordate Grand Theft Auto III? Quel senso di libertà totale, le auto che scorrazzano liberamente per le vie di Liberty City, i tramonti sull’oceano, i passanti impegnati nelle loro attività? Correva l’anno 2001 e, fin dalle primissime ore, tutti noi appassionati capimmo che quello sarebbe stato il futuro dei videogiochi: non solo mondi sempre più realistici e dettagliati, ma anche la possibilità di esplorare l’ambiente senza alcuna limitazione, vivendo l’avventura con i nostri tempi e le nostre preferenze. Oggi, sedici anni dopo, quel sogno si è trasformato in un incubo: i giochi open world (o free roaming) stanno divorando tutte le produzioni ludiche, solo gli sportivi e, in parte, gli FPS, sembrano immuni dai loro tentacoli.

Addirittura anche Mario pare aver ceduto e Super Mario Odyssey – per quanto probabilmente bellissimo – sembra proporre un modello ludico in cui la progressione lineare classica viene sostituita da un caotico girovagare per pianeti, mondi e dimensioni. Il problema è che mentre la potenza di calcolo è aumentata tanto da permettere la creazione di mondi sempre più grandi, più dettagliati e più vivi, il gameplay è rimasto praticamente fermo: Horizon Zero Dawn riprende pedissequamente gli stilemi ludici del primissimo Assassin’s Creed, con le torri (i collolungo) da scalare per svelare un’area, gli incontri casuali con i nemici e l’alternanza fra città e natura selvaggia. Persino l’ultimo The Legend of Zelda, per quanto splendido, non sfugge alla codifica del genere imposta ormai dieci anni fa da Ubisoft.

Grand Theft Auto III screenshot

L’open world, più di tre lustri fa

Lo ammetto, da giocatore faccio davvero fatica: riesco a intravedere la bellezza, pure lo sforzo, dietro alle avventure di Aloy, il genio nelle meccaniche di Breath of the Wild, addirittura la sana ignoranza di Just Cause 3 ma, sempre più spesso, ne finisco soverchiato. Cavalcare ore e ore nei boschi dell’Abbraccio o sulle spiagge di Hyrule mi tedia disperatamente, soprattutto quando avrei voglia solo di avanzare con la trama, senza distrarmi con missioni secondarie e collezionabili. Invece ogni singolo minuto di gioco ci bombarda con notifiche, possibili deviazioni e strade alternative. Pochissimi titoli riescono nella magia di mantenere intatto l’equilibrio ludico fra progressione principale ed elementi di contorno: Rockstar è geniale in questo (forse perchè il genere l’hanno praticamente inventato loro) e pure i ragazzi di CD Projekt RED sono riusciti nell’impresa con The Witcher 3: Wild Hunt. Un bel pezzo degli altri sviluppatori, invece, non ce la fanno proprio: Assassin’s Creed mi è ormai indigeribile da qualche anno mentre il già citato Horizon Zero Dawn, per quanto con valori produttivi altissimi, non riesce a convincermi a finirlo. Non cito, per rispetto alla sua storia, Mass Effect: Andromeda, un titolo che riesce a tirare a fondo una delle migliori serie della scorsa generazione proprio a causa della sua ostinata svolta open world.

“Spesso la necessità di creare mondi sempre più ampi fa perdere di vista altri elementi fondamentali del gaming”Non serve a niente creare mondi dettagliatissimi se poi il massimo che ci si può fare dentro è inerpicarsi sulle montagne per cercare un collezionabile a caso, non c’è divertimento nell’attraversare boschi e prati sempre uguali fra loro. L’open world sta iniziando a somigliare molto a quello che fu la grafica tridimensionale a metà anni ’90: la tecnologia finalmente permetteva l’uso dei poligoni ma in pochissimi sapevano cosa farsene. Il risultato fu una serie di esperimenti fallimentari (Sonic 3D, per esempio), devastati dal tentativo di infilare generi ben codificati ad un contenitore inadatto. Spesso, inoltre, la necessità di creare mondi sempre più ampi fa perdere di vista altri elementi fondamentali del gaming, come l’esistenza di una trama sensata o un sistema di combattimento degno di questo nome. Tornando al solito Assassin’s Creed: da quanto è che aspettiamo un upgrade reale dell’intelligenza artificiale avversaria? Forse ci arriveremo in Assassin’s Creed Origins, ma dopo quanto tempo?

Assassin's Creed screenshot

Sali in alto, svela la zona: ripeti per decine di altri videogiochi

Non è un caso che, mentre le megaproduzioni si incastrano nella chimera del free roaming, stiano emergendo, con successo, esperienze molto più contenute, che fanno bene una cosa soltanto e riescono comunque a gratificare i giocatori. Penso a Mario + Rabbids: Kingdom Battle o a produzioni piccole sul modello di Stardew Valley. Questi giochi, seppur diversissimi, dimostrano che si possono costruire progetti profondi e coinvolgenti anche senza cercare di scimmiottare l’approccio di Rockstar. I progetti tripla A rischiano di trasformarsi in dinosauri fuori dal tempo: enormi ma sostanzialmente inutili.