Da qualche giorno potete trovare su BadTaste.it la recensione di Persona 5 Strikers, spin-off action della celeberrima saga JRPG targata P-Studio. L’opera realizzata da Omega Force in collaborazione con Atlus è riuscita a convincerci sin dai primi minuti di gioco grazie soprattutto al rispetto verso il materiale originale. Di conseguenza, abbiamo cominciato a ragionare sulla qualità degli spin-off, che spesso offrono prodotti anche interessanti, ma ben lontani dallo spirito del titolo che li ha ispirati.

Qual è, quindi, il trucco per realizzare un buon spin-off? Quali sono i punti di contatto con il gioco originale che vanno rispettati?

La risposta, ovviamente, non saremo certo noi a darvela, ma possiamo ragionare insieme per cercare di capire quando un titolo possa dirsi riuscito e quando, invece, fallisca nel suo intento. Per prima cosa ci sembra giusto evidenziare che possono essere realizzati degli ottimi giochi, ma incapaci di cogliere il mood del materiale originale. Al contrario, invece, possono esserci dei prodotti perfettamente in linea con l’opera di di riferimento, ma dalla qualità estremamente bassa.

 

 

Andando indietro nel tempo è impossibile non citare Dirge of Cerberus: Final Fantasy VII, sparatutto in terza persona con protagonista Vincent Valentine sviluppato da Square Enix. Nonostante l’atmosfera in linea con le avventure di Cloud Strife, il gioco si è dimostrato incapace di intrattenere i videogiocatori dell’epoca. Le sequenze action erano basilari e spesso noiose, mentre il level design e il gunplay apparivano semplicemente terribili. A nulla sono serviti i pochi elementi da gioco di ruolo inseriti nel titolo, che ha deluso tutti coloro che cercavano un prodotto appagante con protagonista uno dei personaggi più amati del settimo capitolo di Final Fantasy.

Discorso ben diverso, invece, per Metal Gear Rising: Revengeance, sviluppato da PlatinumGames e basato sul personaggio di Raiden, tanto odiato dai giocatori di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty. In quel caso, nonostante l’atmosfera ben lontana dalle opere di Hideo Kojima, il pubblico ha reagito in modo completamente diverso rispetto a Dirge of Cerberus. Il motivo è da ricercare nello splendido lavoro svolto dal team nipponico, che è riuscito a dare vita a un action game spettacolare da vedere e meraviglioso da giocare. Certo, la longevità non è sicuramente uno dei punti di forza dell’avventura da solista di Raiden, ma poco importa, quando ci si diverte così tanto durante tutto il gioco.

 

 

Per chiudere questa prima analisi, quindi, possiamo banalmente evidenziare come sia necessario, prima di tutto, che lo spin-off in questione sia un buon gioco. L’atmosfera del materiale originale può contribuire a spingere i giocatori di una serie a provare anche le opere parallele alla propria IP preferita, ma questo non costringe loro a farsele piacere. Al contrario, un buon gioco con il mood anche lontano dal materiale di partenza potrà inizialmente lasciare stupiti i fan, ma riuscirà nel tempo a farsi apprezzare da una fetta maggiore di utenti. Per questo motivo, infatti, Metal Gear Rising: Revengeance lo ricordiamo con estremo piacere, mentre Dirge of Cerberus: Final Fantasy VII vorremmo dimenticarlo una volta per tutte.

Ma cosa accadrebbe se queste due caratteristiche confluissero in un singolo gioco? E se fedeltà e gameplay riuscissero a trovare un punto d’incontro?

Il già citato Persona 5 Strikers è la risposta a queste due domande. Il titolo sviluppato da Omega Force riesce a mantenere salda l’atmosfera del JRPG di Atlus, fondendone alcune caratteristiche con il genere dei musou. Il risultato è un titolo per certi versi nuovo, che farà sicuramente la gioia sia dei fan della serie, che di coloro che vogliono avvicinarsi al brand proprio a partire dallo spin-off. Per amore di continuità, come riportato nella recensione, noi vi invitiamo a giocare comunque prima Persona 5 Royal e poi Persona 5 Strikers, ma questo non influisce minimamente sulla qualità finale dell’opera.

 

 

Ci rendiamo conto che questo ultimo esempio è un raro caso di atmosfera e gameplay che collidono, mentre per la gran parte delle altre produzioni non è sempre così semplice.

Rimane comunque valido il discorso che abbiamo appena fatto: alla base di un buon spin-off deve esserci, per forza di cose, un buon gioco. Per questo motivo opere come Mario Kart, Crash Team Racing, Resident Evil: Code Veronica e Sackboy: Una Grande Avventura possono ritenersi opere perfettamente riuscite. Perché, in fin dei conti, l’ambientazione familiare si riesce sicuramente ad attirare il giocatore ad acquistare il gioco, ma è solamente con un buon prodotto che eviteremo di fargli spegnere la console, abbandonando per sempre il titolo in questione.