Per tutti gli appassionati di giochi di ruolo che sono cresciuti negli anni Ottanta e negli anni Novanta, Final Fantasy è sempre stato un sinonimo di qualità. A partire dai primi capitoli, a dir poco sensazionali se rapportati al periodo d’uscita, il franchise creato da Square è senza dubbio uno dei più importanti per l’intero mercato videoludico. Una potenza che, nel corso del tempo, sembra aver mutato forma, perdendo alcuni connotati dal passato, per assorbirne di nuovi e più vicini alle produzioni moderne.

Non siamo qui oggi per lamentarci di come Final Fantasy XIII e Final Fantasy XV non siano riusciti a mantenere le aspettative del pubblico. Non siamo qui nemmeno per elogiare la gestione di Final Fantasy XIV o la meraviglia provata quest’anno mentre giocavamo a Final Fantasy VII Remake. Al di là di qualsiasi giudizio, infatti, il nostro intento è quello di riportare alla mente come questo brand sia riuscito a farci sognare, pur facendoci rimanere svegli. Siamo certi, infatti, che molti di voi ricordino le nottate in bianco passate a Midgar nei panni di Cloud Strife, oppure l’epica fuga dalla Foresta del Male di Final Fantasy IX. E questi sono solo due esempi, perché l’universo messo in piedi dai talenti di Square non è qualcosa che si può riassumere in poche righe.

 

 

Per i più puntigliosi: è chiaro che queste sensazioni non sono riconducibili esclusivamente ai vari Final Fantasy, ma a qualsiasi videogioco in grado di calamitare la nostra attenzione. La celeberrima IP nipponica, però, ci è comoda come capro espiatorio perché in possesso di numerosi episodi dall’irreprensibile carisma. Un carisma che, per chi vi scrive, è stato davvero in grado di lasciare il segno.

Come accennavamo un paio di paragrafi fa, Final Fantasy ci ha fatto passare numerose notti in bianco e siamo certi che anche per voi sia stato lo stesso. La magia di poter accendere il proprio televisore (rigorosamente a tubo catodico) dopo una giornata di studio ha innegabilmente un che di nostalgico. Poter avviare la nostra partita e lasciarsi tutti i problemi fuori da quel “continua” nel menù principale donava alla routine quotidiana una sorta di costante novità. Una novità, però, da dover dosare con attenzione.

Essere autonomi nel gestire il proprio tempo libero, infatti, non è sempre stato “semplice” come al giorno d’oggi. Riuscire a spegnere la propria console, infilandosi poi sotto le coperte e tornando alla cupa vita di tutti i giorni è stato, a volte, una vera e propria sfida. Non vi nascondiamo che, sin dalle elementari, sono state molte le notti passate insonni, con il pad della prima PlayStation stretto in mano, mentre eravamo intenti a viaggiare attraverso i mondi fantastici ideati da Square. Una scelta che, spesso, comportava infiniti sbadigli durante le ore scolastiche, con conseguente occhiatacce da parte dei docenti.

 

 

A distanza di anni, però, è innegabile come tutto abbia maturato un fascino nostalgico. La libertà di poter rimanere alzati, senza alcuna conseguenza se non i succitati sguardi da parte dei professori, è qualcosa che una volta cresciuti non può che farci sorridere. Sommersi da impegni lavorativi, dall’età che avanza, dalla necessità di essere operativi la mattina presto, ma con ancora il desiderio di stringere forte il pad per poter continuare a seguire la nostra passione, in molti bramano di poter tornare a quelle notti fanciullesche.

Questo significa che al giorno d’oggi non possiamo più rimanere svegli fino a tardi per poter giocare ai videogames?

Assolutamente no. Semplicemente, siamo costretti a seguire regole più rigide, dettate dalla vita adulta e dagli impegni quotidiani. Se prima ci spingevamo fino a tardi tutte le sere, ora dobbiamo organizzarci affinché la nostra “notte brava” sia in corrispondenza di una giornata di riposo. Sarebbe bello, però, rompere questo schema. Questa rigida strutturazione del tempo dettata dai ritmi della vita. Sarebbe bello allontanare il cellulare, girare gli orologi a faccia in giù e sederci nuovamente alla nostra postazione per poter giocare sino a quando le palpebre non caleranno da sole. O sino a quando il sole non ci accecherà entrando dalla finestra.

Questo assurdo 2020 è ormai quasi finito, ma sembra non averci insegnato ancora nulla. Poteva (e, per certi versi, “doveva”) essere un anno in grado di farci capire quanto sia importante prendersi il proprio tempo. Conquistare dei momenti per poter fare ciò che più ci rende felici o per stare con le persone che amiamo. E invece siamo ancora qui, ad azzannarci sui social non appena possibile e a gettarci in strada quando non dovremmo, cercando sempre un modo per aggirare le leggi e fare di testa propria.

Forse ora più che mai sarebbe giunto il momento di prenderci un’altra notte bianca davanti al nostro gioco preferito. Una notte che ci lasci col sorriso stampato sul volto, mentre fuori albeggia e noi andiamo a dormire. Dopotutto, se anche i professori ci lanceranno un’occhiataccia domani, ci penseremo nel 2021.