Nel 1999 giocavo su un portatile ThinkPad che diedero a mio padre come computer lavorativo. Oltre alla fantascienza dell’email e di un modem 56k capace di chiamare il magico numero verde IBM e, dunque, evitarmi bollette salatissime, era pure uno dei primissimi modelli dotati di un lettore CD abbastanza veloce per i videogiochi. Non ricordo esattamente perché, fra i tanti scatoloni (si, erano ancora gli anni in cui le confezioni dei giochi erano larghe e piene di paccottiglia varia) allineati sullo scaffale di temibile negozio all’interno di un ancora più derelitto centro commerciale nella bassa bergamasca misi le mani proprio su Silver. Ai tempi ero un avido lettore dell’edizione italiana di PC Gamer e, se non ricordo male, il gioco venne recensito in maniera piuttosto neutra, una sufficienza o poco più: tuttavia qualcosa nell’art design mi attirò e, fra decine di titoli portai a casa proprio l’avventura del cavaliere David e del malvagio mago Silver.

Passai buona parte dell’estate 1999 in compagnia del gioco ma, una volta finito (spoiler: i protagonisti vincono, i cattivi vengono sconfitti e David riesce a riabbracciare la sua amata) non ci misi troppo a dimenticarmene, nel frattempo la confezione con disegnato sopra David armato di due spade e quel vecchio portatile sono andati perduti in qualche rinnovamento di casa dei miei genitori. Tuttavia Silver, in qualche modo, è sempre rimasto nel mio “subconscio videoludico”: avete presente quel luogo della mente in cui finiscono tutti i videogiochi che, per un motivo o per un altro, vi hanno segnati? Ecco, Silver è andato a piantarsi proprio li, insieme a Super Mario World, Yoshi’s Island, il primo Metal Gear, Crash Bandicoot e pochi altri. Converrete anche voi che la cosa ha pochissimo senso così, complice una certa noia estiva e il caldone agostano ho ben pensato di rigiocare il titolo prodotto da Infogrames (nota per i meno anziani: Infogrames era un publisher francese che, dopo molte traversie, ha acquistato Atari e ne ha assunto il nome).

Silver screenshot

Silver – screenshot

Una piccola nota tecnica: installare il gioco originale sui computer moderni è pressoché impossibile, Silver non risulta compatibile con nessuna versione di Windows superiore al 98 e, come se non bastasse, uno dei principali puzzle del gioco si basa sul numero di frame al secondo generabili dalla scheda video. Le VGA moderne sono troppo potenti e rendono quella particolare sezione impossibile da superare. Ma non bisogna disperarsi, il sempre ottimo GOG ha in catalogo proprio il nostro gioco, patchato per funzionare anche sull’hardware moderno e a un costo irrisorio. Rimane un solo scoglio: la localizzazione: in decisa controtendenza rispetto all’epoca, Silver gode di un ottimo doppiaggio italiano, con voci famose (purtroppo internet non mi ha aiutato nella ricerca del cast ma sono abbastanza certo che almeno due o tre doppiatori siano gli stessi dei principali cartoni animati Mediaset degli anni ‘90) e un buon livello recitativo. Purtroppo l’installer reperibile su GOG è solo in inglese ma, cercando le parole giuste su Google si trovano i file audio e i testi italiani senza troppa fatica.

“Schiacciata da controparti irraggiungibili, questa piccola perla europea si è persa negli anni, venendo dimenticata”

A questo punto l’avventura può iniziare. Mouse e tastiera alla mano Silver svela subito la sua principale qualità: il sistema di combattimento. Anziché ripiegare sui classici turni o su un modello action à la The Legend of Zelda, Infogrames ha sperimentato un inedito schema basato sulle gesture del mouse. Tenendo premuto CTRL e muovendo il puntatore verso il basso David si lancia in un affondo, mentre un rapido gesto circolare permette al nostro eroe di colpire i nemici alle sue spalle. Con un buon numero di mosse base e altrettante speciali il meccanismo, per quanto a tratti caotico e poco preciso, funzionava piuttosto bene già all’epoca e, in un certo senso, possiamo considerarlo un antisegnano dei moderni giochi touch. Per il resto Silver si conferma quello che era all’epoca, un gioco di ruolo occidentale più che onesto, con personaggi solidi, una trama forse banale ma non sempre scontata e, soprattutto, un gameplay non scopiazzato dalle produzioni più blasonate. Alla fine l’unico vero errore, se così vogliamo chiamarlo, è stato arrivare nei negozi insieme a Final Fantasy VII e Baldur’s Gate II: Shadows of Amn. Schiacciata da controparti irraggiungibili, questa piccola perla europea si è persa negli anni, venendo dimenticata. Qualche anno fa il publisher scandinavo Nordic Games ha acquistato il brand da Atari, ma dal 2013 a oggi non ci sono stati aggiornamenti alcun tipo.

Silver screenshot

Silver – screenshot

Forse però è un bene, Silver, con i suoi fondali prerenderizzati e i personaggi composti da pochi poligoni appartiene a un’era del gaming ormai finita, un tempo in cui i giocatori erano più pazienti e disposti a perdonare qualche piccola incertezza. Oggi il folle sistema di save point, affidati a un odioso “cronista” che si palesava quando pareva a lui, e la mancanza del lock on sui nemici non sarebbero mai perdonati. Ma è giusto così, Silver ha avuto la sua occasione e l’ha persa.

Rigiocandolo però forse ho capito il motivo per cui si è imposto così a fondo nella mia memoria: al contrario dei giochi di ruolo più impegnativi Silver non è quasi mai punitivo nei confronti del giocatore, non gli impone statistiche, decine di equipaggiamenti e armi sempre più complicate. Gli sviluppatori avevano intuito dove sarebbero andati i videogiochi ma, per limiti tecnologici e storici, non si sono potuti spingere fino in fondo. Fosse uscito dieci anni dopo avremmo celebrato il gioco Infogrames insieme a Mass Effect e Dragon Age ma, nel gaming come in politica, fare le cose giuste prima è come farle dopo, un esercizio divertente ma inutile.