Se c’è un brand che negli ultimi anni ha interpretato alla lettera il concetto di multimedialità, quello è sicuramente Assassin’s Creed.

Nata in ambito videoludico, nell’ormai lontano 2007, la saga non ci ha messo molto tempo prima di proporsi anche in altri settori, nel tentativo di imbrigliare e contenere un universo immaginifico vivace, strabordante, ricco di rimandi. Del resto, quando si cominciano a tirare in causa lontanissimi progenitori dalle capacità sovrannaturali, ricordi di antenati incastonati nei filamenti del DNA e lotte millenarie tra due ordini i cui intenti e obiettivi sono diametralmente opposti, è naturale perdere, o meglio seminare, per strada innumerevoli dettagli che potrebbero e possono dare forma e vita a tante altre storie.

Lo abbiamo visto soprattutto con i fumetti, ricco e variegato corpus di opere che per la maggiore hanno chiamato in causa volti del tutto nuovi, introducendo tempi storici e setting inediti, ma che in certi casi non si sono sottratti dall’irresistibile tentazione di concedere qualche cameo, brevi apparizioni dei protagonisti più noti ai fan di Assassin’s Creed.

Sul piano prettamente qualitativo, la proposta editoriale di Ubisoft è generalmente buona, pur con qualche evidente passo falso, sorte comune toccata anche alla collana di romanzi ispirati alla serie, divisi tra quelli che ricalcano le vicende già vissute nei videogiochi, interessanti solo laddove elargiscono piccoli dettagli inediti, ed altri che invece narrano di Assassini e Templari fino a poco prima ignoti al pubblico.

Assassin's Creed

In generale, la produzione extra-videoludica di Assassin’s Creed vanta una qualità realizzativa più che discreta, ma è innegabile che manchi il capolavoro, l’opera che possa realmente focalizzare l’attenzione dei fan al di fuori della serie regolare da vivere con il pad tra le mani.

In questo senso, il film del 2017 è la perfetta cartina tornasole di quanto appena affermato. Disprezzato da moltissimi, ma non dal sottoscritto, la pellicola diretta da Justin Kurzel e con protagonista Michael Fassbender non riuscì a regalare nulla di realmente nuovo agli appassionati, delusi da un plot che sembrava più indirizzato ai neofiti, che non allo zoccolo duro della community.

L’accordo tra Netflix e il publisher francese, potrebbe segnare un cambio di strategia, un nuovo approccio allo sfruttamento del brand, ben accordato, tra l’altro, con il cambio di direzione intrapreso dai capitoli videoludici a partire da Assassin’s Creed: Origins.

Di sicuro, quello delle serie TV è il medium più indicato per sviluppare degnamente un contesto narrativo già di per sé piuttosto complesso. Del resto, tornando a parlare del già citato lungometraggio, è difficile condensare in un’ora e mezza, due, una trama che deve spiegare le premesse su cui si basa il brand, tra Animus, Precursori e quant’altro, e che al tempo stesso possa sviluppare un intreccio tutto suo.

In questo senso, un prodotto che si snoda su più appuntamenti e stagioni, avrebbe tutto il tempo e il modo di introdurre gli spettatori alla vicenda e di svolgerla e spiegarla con il giusto ritmo. Con una serie TV il problema di scegliere tra esperti e non, insomma, non si dovrebbe presentare. Al contrario, con ogni probabilità, si punterà ad un prodotto trasversale, che dopo le dovute premesse e spiegazioni, non avrebbe alcun problema a direzionarsi verso sentieri ancora non battuti.

O no?

Il breve teaser con cui Netflix e Ubisoft ha annunciato l’accordo, del resto, era accompagnato da un tema musicale ben noto ai più smaliziati, quello legato alla famiglia di Ezio Auditore, già ascoltato in Assassin’s Creed II e Brotherhood.

Assassin's Creed Odyssey screenshot

Il dubbio, insomma, è lecito: non è che si tratterà di uno scialbo riadattamento di quanto visto e giocato nei relativi titoli? Il rischio c’è, ma a dire il vero è piuttosto basso, proprio perché stiamo pur sempre parlando di un brand che ha fatto della multimedialità un suo cavallo di battaglia. Le trasposizioni uno a uno raramente funzionano e questo il publisher francese lo sa bene, tanto più che ha già cavalcato questa strategia con i già citati romanzi. Più probabilmente, la serie TV avrà come protagonista proprio Ezio, magari un giovane Ezio, con l’intento di mostrarlo alle prese con altre avventure fin ora sconosciute o appena accennate.

Il sogno, ovviamente, è quello di una serie TV antologica, dove in ogni stagione cambiano setting e personaggi, con l’intento di creare una gigantesca trama narrativa in cui tutti i nodi non potranno che sciogliersi in una spettacolare stagione conclusiva. Similmente, ci piacerebbe moltissimo che abbondassero i flashback che mostrassero come vivevano gli Isu, quali fossero le loro speranze per il proseguo della specie.

Quasi di sicuro, altra clausola dell’accordo con Netflix, non mancherà una serie animata, già in procinto di entrare in produzione, che potrà fungere da supporto a quella in live action, quando non concorrere a creare un universo cinematografico in continua espansione, magari usando proprio il bistrattato film come perno, e che possa incastonarsi alla perfezione con quello videoludico.

Noi, ovviamente, facciamo il tifo per qualcosa di completamente nuovo, che pur si apra, di tanto in tanto, al fan service fine a sé stesso. L’indizio contenuto nel teaser trailer parla chiaro in questo senso, e sembra certo il coinvolgimento di Ezio Auditore, ma ciò non significa forzatamente che la trama non possa deviare in territori tutt’ora ignoti.

Assassin’s Creed ha moltissimo da offrire al pubblico televisivo e noi non vediamo l’ora di saperne un po’ di più sull’argomento.