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Tecnicamente, Xenoblade Chronicles spinge ai limiti l’ormai anziana tecnologia Wii, ogni ambientazione è rifinita all’inverosimile e addirittura i modelli poligonali dei personaggi cambiano dinamicamente al modificarsi dell’equipaggiamento trasportato.

La recensione dell'epico JRPG di Monolith in esclusiva su Wii.

Il GDR all’orientale è stato il genere che più ha sofferto il passaggio generazionale. Dopo un decennio di splendore, iniziato con Final Fantasy VII su PSX e finito idealmente con Lost Odyssey per la prima Xbox, tutti si aspettavano un’ulteriore affinamento delle meccaniche di gioco grazie alle possibilità offerte da macchine come Playstation3 e Xbox360. In realtà, nonostante lodevoli eccezioni (ci viene in mente per esempio il bellissimo ma purtroppo sottovalutato Eternal Sonata), i JRPG sono rimasti al palo, incapaci di unire innovazione e rispetto del passato, finendo per fossilizzarsi esperimenti non riusciti come hanno dimostrato Final Fantasy XIII e lo sviluppo (travagliatissimo) del nuovo episodio di Dragon’s Quest, peraltro ancora lontano dagli scaffali.

Finalmente però Tetsuya Takahasi e i suoi Monolith sono riusciti a sfatare la maledizione che sembrava aver colpito non solo un genere ma un’intero modo di intendere il divertimento elettronico. Xenoblade è la risposta alle lamentele di tutti i JRPG fan del mondo, la prova che non servono enormi budget e ore di CGI per fare un grande gioco di ruolo, l’importante è unire una trama accattivante al giusto mix fra tradizione e novità.

Xenoblade si apre con una grandiosa battaglia, due divinità, Bionis e Mechanis, stanno combattendo dall’inizio dei tempi, nulla è mai esistito e il tempo non conta, i due dei, espressione di due visioni opposte e confliggenti, pensano solo a se stessi e alla loro lotta. La forza dei duellanti però si equivale e, a un certo punto, millenni dopo o pochi secondi dopo, chi può dirlo, si trafiggono, uccidendosi a vicenda. L’universo è ora pacificato e la vita può sbocciare. Passano gli anni, le ere, i secoli e finalmente la razza umana evolve abbastanza da prendere il controllo del mondo, solo per accorgersi che l’intero pianeta altro non è che il corpo ormai fossilizzato di Bionis e che un misterioso nemico, proveniente da Mechanis (nel frattempo anche lui diventato la casa di molteplici creature) sembra intenzionato a distruggere ogni insediamento e a conquistare tutto. Le armi tradizionali non sembrano efficaci contro questi mech e, dopo mesi di guerra, l’umanità si rende conto che l’unica arma in grado di scalfire le corazze dei nemici è una strana spada, chiamata Monade, che – tuttavia – funziona solo nelle mani di alcuni guerrieri prescelti. Uno di questi è Dunban, capace di usare la Monade ma, al tempo stesso sopraffatto dal suo enorme potere. Una volta sferrato l’attacco finale ai mech, infatti, il ragazzo, stremato dalla fatica cade a terra e la Monade, ormai scarica, sembra aver esaurito la sua forza vitale. Passano altri anni e finalmente facciamo la conoscenza del protagonista di Xenoblade, un ragazzo di nome Shulk, appassionato di tecnologia e grande conoscitore della Monade, cui ha dedicato mesi di ricerche e studi. Durante un attacco a sorpresa, Shulk sarà costretto a usare la spada, scoprendo non solo di poterla controllare, ma anche saper “vedere il futuro” anticipando gli attacchi nemici. Inizia qui la nostra avventura, alla ricerca dei mitici fabbricanti della Monade e cercando di mettere fine una volta per tutte alla minaccia dei mech.

Iniziamo subito il nostro commento con un avviso, Xenoblade non è uno di quei giochi che concedono spazi di libertà al giocatore. Come nella più ferrea tradizione, una sessione di gioco breve (e sottolineiamo breve) deve durare almeno un paio d’ore, concentrandosi solo ed esclusivamente sul gioco, senza distrazioni. I giocatori moderni, abituati alla velocità di certi titoli faranno fatica ad andare avanti, ma vi assicuriamo che ne vale la pena. Xenoblade è il primo JRPG che riesce davvero a dare al giocatore l’illusione di avere a disposizione un mondo libero da costrizioni di tipo narrativo. La progressione, infatti, pur essendo guidatissima, non si sovrappone mai alle scelte del videoplayer e permette peregrinazioni enormi prima di ricondurci nell’alveo della trama. Una volta usciti dal villaggio iniziale, che serve anche da tutorial, il mondo che ci si apre davanti è incredibile: nel cielo si staglia la figura imponente e autoritaria di Bionis, mentre intorno a noi vediamo un mare d’erba puntellato da qualche montagna. In lontananza si scorgono mari, catene alpine e addirittura un paio di città, mentre la strada sotto i nostri piedi non sembra chiederci altro tranne metterci in cammino. Xenoblade, così come i suoi predecessori spirituali, Xenogears e Xenosaga, però non si accontenta di inanellare una bella sequela di location, no, il gioco di Monolith ad oggi è probabilmente l’esperienza più matura, commovente e drammatica, mai arrivata sulla bianca console Nintendo. Senza voler svelare nulla della trama, vi diciamo solo che fin dalle primissime battute ci scontreremo con nemici senza pietà, capaci di uccidere a sangue freddo e dovremo immediatamente imparare ad accettare le perdite, senza preparazioni di sorta. Se la tragica fine di Aeriss in Final Fantasy VII ha concluso l’infanzia dei JRPG, possiamo dire che la trama di Xenoblade ne porta l’insegnamento negli anni duemila trovando il perfetto equilibrio tra epos, risate e tragedia.
Continuando il parallelismo con il capolavoro di Square, anche il combat system finalmente, dopo un decennio di esperimenti, test, goffi fallimenti e timide speranze, riesce a strappare via dal genere quel residuato bellico che ormai era l’Active Time Battle e si inventa un modello capace di unire strategia e azione. In Xenoblade infatti ogni singolo nemico è presente sulla mappa di gioco né più né meno come il party e gli NPC per cui (ad esclusione di creature particolarmente aggressive) saremo sempre noi a decidere se e come impegnarci in battaglia. Tanti saluti agli incontri casuali. Finalmente.
Inoltre non c’è alcuno stacco fra esplorazione e combattimento, eliminando così molti tempi morti. Una volta iniziato lo scontro controlleremo uno solo dei membri del nostro party (di norma Shulk, ma potremo decidere di volta in volta chi gestire come “leader”) e potremo muoverci liberamente nell’area di gioco, addirittura fuggendo se necessario. Ogni personaggio ha un attacco automatico che verrà eseguito non appena sarà carico ed abbastanza vicino al nemico, per l’uso degli attacchi speciali invece dovremo decidere noi quali scegliere, operando su un semplice menu situato nella parte inferiore dello schermo. Ogni mossa, come sempre potrà essere difensiva, offensiva o curativa e gli effetti saranno diversi in base al vigore del nostro protagonista e alla posizione occupata in campo. Alcuni attacchi, infatti, sono più efficaci di spalle o di lato, mentre per essere certi che un incantesimo di protezione sia utile anche ai nostri commilitoni dovremo lanciarlo nel punto più strategico possibile. Un discorso a parte merita la Monade: con il progredire del gioco, infatti, la nostra spada acquisirà sempre più poteri, permettendoci addirittura di anticipare gli attacchi nemici, vedendoli prima che colpiscano. Il sistema delle visioni funziona molto bene e ci permette di “cambiare il futuro” spostandoci di lato, avvisando il nostro alleato oppure producendoci in un contrattacco gestito da alcuni semplici quick time event.
Fuori dalla fase di combattimento, Xenoblade non si vergogna a mostrare il suo lato più complesso, inondando il giocatore di strumenti da equipaggiare, power up e punti esperienza da spendere per migliorare le nostre abilità. In questo senso merita particolare attenzione la gestione del party; nel corso della nostra avventura, infatti, oltre a tenere conto dei singoli livelli, dovremo anche guardare all’aspetto sociale della nostra compagine di avventurieri. Molte abilità infatti sono interlacciate con quelle degli altri componenti del gruppo, dunque, al momento di spendere i nostri sudatissimi punti exp, ci converrà sempre tenere d’occhio l’equilibrio generale, evitando che un personaggio sovrasti gli altri o sia troppo debole. Accanto a tutto questo Xenoblade sviluppa una serie di dinamiche legate alla trama che causeranno via via modifiche nell’affiatamento all’interno del party. Per cui potrà capitare che un personaggio non troppo fiducioso nei nostri consigli non ascolti l’invito a scansarsi da un attacco imminente, finendo così colpito oppure, nel corso dei combattimenti, saremo costretti a ridurre il numero di combo d’attacco a causa di punteggi d’affiatamento non eccellenti. Queste caratteristiche, lungi dal trasformare il gioco in un surrogato di The Sims, rendono molto più interessante l’iterazione fra i personaggi e approfondiscono la psicologia dei comprimari, dando una carica di emozioni che non vedevamo da tempo nei GDR.

Tecnicamente, Xenoblade Chronicles spinge ai limiti l’ormai anziana tecnologia Wii, ogni ambientazione è rifinita all’inverosimile e addirittura i modelli poligonali dei personaggi cambiano dinamicamente al modificarsi dell’equipaggiamento trasportato. Certo, i limiti della console Nintendo si vedono, con caricamenti abbastanza diffusi e non sempre velocissimi, mentre la risoluzione in SD pesa come un macigno, soprattutto durante i filmati e quando si esplorano le location più evocative. Nel complesso Monolith è riuscita a tirar fuori dal Wii una produzione di altissima qualità, rivaleggiando con i titolo di Nintendo stessa, tuttavia rimane un retrogusto amaro, pensando a quanto Xenoblade avrebbe potuto giovare di una grafica al livello di Final Fantasy XIII o di Eternal Sonata.

[Voto: 9.5]

VOTO9.5