L’esordio di Game Stop, nello sviluppo e realizzazione di videogiochi, non poteva certo avvenire con una produzione tripla A che impegnasse il colosso americano in un progetto mastodontico in termini di tempo e budget da investire. Avere la presunzione di invadere il territorio di Nintendo, Electronic Arts e compagnia bella senza un minimo di know how, senza esperienze pratiche, avrebbe potuto essere fatale, nonché rivelarsi estremamente controproducente per la neonata GameTrust: costola di Game Stop, che da qui in avanti curerà l’ambito “development” della compagnia.

Ottima, da un punto di vista prettamente strategico, la partenza con Song of the Deep, una produzione dal taglio “indie”, nelle ambizioni artistiche e nelle ridotte dimensioni contenutistiche, il cui sviluppo è stato curato da Insomniac Games, team sufficientemente esperto e navigato da poter maneggiare il genere dei Metroidvania senza eccessivi grattacapi. L’opera prima di GameTrust è proprio questo: un’avventura, ambientata nei fondali marini, in cui per raggiungere l’obiettivo di turno bisogna esplorare a fondo lo scenario, risolvere qualche enigma utilizzando le abilità in proprio possesso, dedicarsi a tanto backtracking. Un gameplay assolutamente classico che, lo diciamo subito, Insomniac non è riuscita a declinare e ed interpretare con personalità, carattere, originalità.

Song of the Deep screenshot 1

Tra città sommerse, relitti e barriere coralline non mancano di certo i paesaggi sottomarini evocativi.

Un peccato viste le intriganti premesse narrative che ci immergono, è proprio il caso di dirlo, in un mondo pieno di scorci affascinanti e creature misteriose. Merryn e suo padre vivono un’umile vita fatta di piccole e preziosissime gioie. Il cibo è scarso, la casa è piccola e, probabilmente, una triste storia ha privato la nostra eroina di una figura materna. Ma poco importa finché c’è un genitore che si fa in quattro per sua figlia, sfidando ogni giorno il mare in veste di coraggioso pescatore. Tutto cambia drasticamente, quando una notte l’uomo non torna a casa. Affranta, preoccupata e certa di dover correre in aiuto del padre, Marryn costruisce un sottomarino, pronta ad affrontare qualsiasi pericolo pur di trarlo in salvo. Lo spazio occupato dalla trama, nell’economia globale della produzione, è invero ridottissimo. Eppure basta il prologo, con i suoi sparuti e immobili artwork, per affascinare e incuriosire. La voce narrante, che seguirà passo dopo passo gli spostamenti di Marryn, intervenendo spesso e volentieri durante le fasi in-game, amplia a dismisura il mondo immaginifico in cui la ragazza si muove, contestualizzando gli splendidi panorami che si stagliano per miglia sullo sfondo.

Gli artisti di Insomniac hanno lavorato bene, seguendo alla lettera quelli che sono diventati i cardini narrativi che la scena indie ha sviluppato e fatto propri negli ultimi anni. Non ci sono prolungate cut-scene, né dialoghi a sviluppare personaggi e storia. Ci pensa l’ambientazione e la voce narrante a spiegare e a guidare i passi dell’utente. Peccato che lo splendido lavoro artistico, che si conferma in tracce audio delicate e sempre d’atmosfera, sia rovinato, pur raramente, da fenomeni di stuttering, quando non da evidentissimi e drammatici rallentamenti. Una futura patch risolverà certamente qualsiasi problematica, ma nella situazione attuale basta muoversi più rapidamente del solito con il sottomarino per incappare in problematiche del genere.

Song of the Deep screenshot 2

Verso la fine del gioco sarete costretti in estenuanti e prolungatissime fasi di backtracking. La presenza di portali rende il tutto più sopportabile, ma avremmo preferito rinunciare ad un pizzico di longevità, piuttosto che venire sballottati da un punto all’altro della mappa.

Il vero limite di Song of the Deep, come dicevamo, va tuttavia ricercato nel suo gameplay, nella sua totale mancanza di guizzi, di feature che lo caratterizzino e differenzino sensibilmente dalla spietatissima concorrenza che occupa copiosamente qualsiasi sistema attualmente in commercio. Del resto, già un gioco di diversi anni fa, il poco conosciuto Insanely Twisted Shadow Planet, introduceva nel genere dei Metroidvania due delle principali caratteristiche su cui si basa buona parte del gameplay della creatura di Insomniac: l’inerzia del sottomarino e gli effetti gravitazioni che influenzano il muoversi immersi nell’acqua. Buona parte degli enigmi che dovrete risolvere hanno a che vedere con correnti da seguire o a cui opporsi; oggetti da spostare stando ben attenti a non farli impattare con il fondale; nemici da abbattere utilizzando la pinza magnetica come arma contundente o strumento utile per raccogliere e lanciare bombe.

Song of the Deep è in grado di offrire un’avventura interessante e divertente, per quanto tutt’altro che indimenticabile”

Il sottomarino, nel corso dell’avventura, godrà di diversi potenziamenti. Sia recuperando strumenti tecnologici in giro per le ambientazioni, sia facendo acquisti presso un paguro commerciante, potrete dotare il mezzo di siluri, braccia meccaniche, motori sempre più efficienti. A mano a mano che amplierete le funzionalità del sommergibile vi si apriranno strade fino a poco prima sbarrate, dandovi l’occasione di raggiungere l’ennesima location o di attardarvi nello scovare i numerosissimi tesori che si celano praticamente ovunque. Il level design, per quanto abusi fin troppo del backtracking con il solo scopo di far levitare la longevità, si difende piuttosto bene, infarcendo ogni scenario di sentieri nascosti e puzzle facoltativi, spesso particolarmente geniali.

Song of the Deep screenshot 3

Ad un certo punto dell’avventura, Merryn potrà addirittura uscire dal sottomarino per esplorare i cunicoli più stretti.

Grazie ad un ritmo mai soporifero, soprattutto se si punta al solo completamento della main quest, Song of the Deep è in grado di offrire un’avventura interessante e divertente, per quanto tutt’altro che indimenticabile. Là dove la componente adventure è tutto sommato riuscita, i rari combattimenti in cui sarete coinvolti sorprendono in negativo. Il bestiario di nemici è relativamente contenuto, inoltre i combattimenti contro i boss vi lasceranno l’amaro in bocca vista la pochezza di pattern d’attacco in loro possesso.

L’allunaggio di Game Stop nel mondo dello sviluppo, insomma, può dirsi riuscito. Song of the Deep può essere tacciato di scarsa originalità e coraggio, ma è ben lontano dall’essere un Metroidvania disprezzabile. Gli esperti del genere lo troveranno un simpatico passatempo, un’utile distrazione in un periodo dell’anno, l’estate, in cui vengono pubblicati pochi titoli. I neofiti, dal canto loro, si immergeranno in un mondo dai contorni delicati, pieno di segreti da scovare.

VOTO7,5
Tipologia di gioco

Song of the Deep è un Metroidvania ambientato sott’acqua.

Come è stato giocato

Il team di sviluppo ci ha fatto dono di un codice review del gioco in formato PlayStation 4. Abbiamo completato la main quest in quasi dieci ore, lasciandoci alle spalle tantissimi tesori da scovare e recuperare.