Se Il Re dei Corrotti fu una sorta di rifondazione del mondo di Destiny, I Signori del Ferro lavora sulle rifiniture, non offre grandi innovazioni ma cementa quelle che, fra un anno, saranno le basi ludiche di Destiny 2. Bungie, anche al netto della forse eccessiva ambizione, rimane lo sviluppatore di FPS più abile di tutti: nessun altro gioco propone un gunplay altrettanto fluido, semplice nell’approccio ma profondissimo da padroneggiare. Su questo fronte pochissimo è cambiato, l’espansione propone leggere correzioni ai tempi di ricarica e al rateo di fuoco per alcune armi, ma stiamo parlando di piccolezze.
La questione centrale è un’altra, la stessa che ci attanagliava nel 2014 e nel 2015, quella dei contenuti. La nuova quest principale ci propone una vicenda pressoché insensata riguardo un’intelligenza artificiale pazza e alcuni eroi (i signori del ferro del titolo, appunto) che si sono sacrificati per salvare l’umanità, una volta completata si ricomincia con il Destiny di sempre, assalti, raid e quant’altro, alla costante ricerca dell’equipaggiamento migliore e dei mitologici oggetti esotici. Tutto qui.
In I Signori del Ferro non c’è nulla che possa attirare nuovi giocatori e, di certo, non farà cambiare opinione a chi si è stancato o non ha amato Destiny; proprio come ne Il Re dei Corrotti i momenti più interessanti dell’espansione arrivano ben dopo la fine della vicenda principale e si concentrano nel raid successivo all’endgame. Il problema però è che per accedervi (oltre a un fireteam molto affiatato) bisogna passare attraverso una fase di grinding estenuante dominata da una casualità nonostante tutto ancora fin troppo frustrante. Certo, le modifiche al sistema di infusione delle armi e i nuovi loot permettono una progressione meno singhiozzante ma, superato il grado 240 di luce il sentiero per i 260/270 si fa arduo come una scalata nella zona della morte himalayana.
Destiny è cambiato molto nel corso degli anni e, forse, è diventato un progetto molto diverso rispetto a quello che Bungie aveva immaginato dopo aver abbandonato la saga di Halo. Col passare degli anni le linee generali dell’affresco si stanno facendo più solide e visibili, alcune parti funzionano molto bene, da altre cola ancora il colore: Destiny ha bisogno di una manutenzione continua e obbliga i giocatori a più di un compromesso. Manca il divertimento? No, non manca quasi mai, soprattutto se si gioca con un gruppo più o meno stabile di amici. Purtroppo però la sensazione di star giocando a una gigantesca beta rimane e, dopo tre anni, inizia a diventare un problema.
Forse con il secondo capitolo la grande visione di Bungie si farà concreta ma, giunti alla (probabile) fine di Destiny le conclusioni non sono troppo gratificanti. I Signori del Ferro soddisferà gli appetiti dei fan più sfegatati che, oggi come un anno fa e come due anni fa, perderanno ore alla ricerca delle armi più esotiche e sperimenteranno tutte le novità del Crucibolo; i neofiti, invece, oltre alla ormai nota e ripidissima curva di apprendimento del gioco si troveranno fra le mani un titolo ormai indirizzato verso il tramonto, con appena qualche mese di vita utile.
Bungie forse poteva fare di più ma, dopo aver raddrizzato in corsa l’intero progetto forse Destiny è arrivato per davvero al limite delle sue possibilità
I Signori del Ferro è la terza e ultima espansione di Destiny, oltre a nuove ambientazioni e alcune quest inedite Bungie ha inserito nuove modalità per il PvP e alcune piccole correzioni al gameplay, soprattutto per quanto riguarda il bilanciamento delle armi.
Abbiamo testato l’espansione grazie a un codice download fornitoci da Activision, nel corso della partita abbiamo portato il nostro Guardiano oltre il livello 350 di luce.
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