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Portal 2 ha la capacità, propria solo dei grandissimi rompicapo, di far sentire il giocatore allo stesso tempo un epigono di Einstein – nel momento in cui risolve uno schema – e un asino totale quando uno livello sembra troppo complesso.

Valve torna alla ribalta con il seguito di Portal, il capolavoro a sorpresa del 2006.

Valve prima di proporre un sequel ci pensa sempre bene. Fra Half Life uno e due sono passati sette anni, mentre nel frattempo Gabe Newell e soci hanno trasformato uno degli sviluppatori indipendenti più di successo nella storia in un’azienda completa, capace sia di rivoluzionare il digital delivery con Steam, sia di scoprire i developer indie più promettenti.

Tuttavia Valve non ha mai abbandonato la sua vocazione originaria, ovvero l’esplorazione testarda e innovativa di quello che spesso è considerato il genere più inflazionato di questa generazione: i first person shooter. 
Portal, nel 2007, fu una piccola rivelazione, nato come divertissment all’interno della compilation Orange Box (che conteneva capolavori come la mezza trilogia di Half Life 2 e Team Fortress), si rivelò invece un prodotto assolutamente particolare, capace di fondere in maniera unica enigmi e platforming puro, il tutto condito con una trama surreale e protagonisti da antologia.
Portal 2 riprende il discorso laddove l’avevamo lasciato. Dopo aver distrutto i laboratori Aperture e spento il folle supercomputer GlaDOS, Chell è stata messa in “animazione sospesa” per un numero indefinito di anni; durante i primissimi minuti di gioco veniamo risvegliati – in quella che appare come una camera d’ospedale – da Wheatley, buffissima IA dall’accento hamp che si autonomina nostra guida e tutela. Il primo impatto con Portal 2 è straniante: senza volervi rivelare nulla della trama, condita dalle solite, abbondanti, dosi di humor nero e battute caustiche, vi diciamo solo che questa seconda avventura, porterà Chell ad esplorare ancora più in profondità l’incredibile architettura dei laboratori Aperture, scoprendo finalmente come e perché furono creati.
 
 Dal punto di vista del gameplay, la base ludica rimane esattamente la stessa del gioco precedente, la mitica portal gun. Quest’arma, assolutamente non letale ma in grado solo di sparare un portale di ingresso e uno d’uscita su qualsiasi superfice, sarà la chiave per risolvere tutti gli enigmi che ci troveremo davanti e, al tempo stesso, diventerà uno strumento essenziale per garantire la nostra sopravvivenza. Ogni singolo livello è un piccolo manuale di gamedesign, dalle primissime (semplici) stanze pensate per farci familiarizzare con i comandi, fino ai più complessi livelli finali, dove oltre ai portali dovremo destreggiarci in mezzo a tre diversi tipi di fluidi, torrette di guardia, muri energetici, passerelle e quant’altro.
Portal 2 ha la capacità, propria solo dei grandissimi rompicapo, di far sentire il giocatore allo stesso tempo un epigono di Einstein – nel momento in cui risolve uno schema – e un asino totale quando uno livello sembra troppo complesso. Tuttavia il gioco non è mai frustrante o illogico, pur constringendo a una buona dose di pensiero “quadridimensionale” Valve ha avuto l’intelligenza di non spingersi troppo in la, mantenendo una coerenza di fondo capace di garantire una progressione ottimizzata e soprattutto non troppo a strappi. In questo senso, uno dei momenti topici è l’introduzione ai tre fluidi, una delle maggiori innovazioni di questo seguito. Grazie a questi composti (chimici?) potremo infatti rallentare la nostra corsa, saltare più in alto, oppure aprire portali anche su pareti su cui inizialmente non era permesso. Il gameplay poteva subire una rivoluzione radicale, ma i programmatori di Valve hanno deciso di introdurre queste modifiche abbastanza avanti nel gioco, per cui sia il giocatore esperto sia chi non ha avuto la possibilità di godersi il primo capitolo, possono avvicinarsi con calma ai nuovi gradi di difficoltà senza sentirsi eccessivamente straniato.
Passando al comparto multiplayer, Portal 2 risponde alle richieste dei fan e introduce alcune missioni in cooperativa giocabili sia in locale che su Xbox Live/PSN con un amico; in questa seconda modalità (che rappresenta un vero e proprio gioco alternativo, non una mera aggiunta) abbiamo a disposizione alcune funzioni extra, come il poter segnalare al nostro commilitone dove lanciare il suo portale, in modo tale da essere sempre coordinati anche quando le cose si fanno decisamente complicate. In definitiva Portal 2 migliora, fa crescere e porta alla maturità tutte le idee espresse in nuce dal primo gioco, diventando uno dei più lucidi, precisi e taglienti esempi di gamedesign dell’intera generazione. Valve, con la sua cifra fatta di humor e minimalismo narrativo, ci consegna l’ennesimo capolavoro ma stavolta lo fa sommessamente, quasi sotto tono; Portal 2 non farà enormi vendite, lo sappiamo già, tuttavia, siamo pronti a scommettere che, esattamente come il primo Half Life, saprà ritagliarsi il suo spazio nel cuore, e nei ricordi, di tutti i più fini amanti dei puzzle game.
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VOTO9