In WandaVision le immagini pensano come la protagonista, respirano con lei. Sono espressione diretta della sua psiche. Vagare nel set di Westview significa entrare in profondità nei ricordi di Wanda “esplosi” in simboli tutti intorno a lei. La serie rappresenta indubbiamente il punto di maggiore sinergia tra la forma visiva e il racconto introspettivo mai tentato nell’MCU.

Il gioco metacinematografico si articola su più livelli: chi dirige la serie nella serie? Le scelte stilistiche hanno un significato per coloro che, all’interno della storia, stanno guardando la televisione? Noi stessi siamo chiamati in causa come osservatori a nostra volta. Entriamo in relazione con il mezzo televisivo, la sua forma e le sue convenzioni (di cui l’attesa settimana dopo settimana è parte integrante).

Nell’equilibrio di WandaVision l’aspect ratio (il rapporto d’aspetto) dei fotogrammi è un’espressione visiva dello stato emotivo di Wanda e delle tappe del suo viaggio nella storia della televisione. È un elemento narrativo ed emotivo con una presenza scenica pari quasi a una colonna sonora per immagini. Chiude i personaggi in una gabbia, li “rilascia”, gli permette di invadere lo schermo o altre volte si limita a suggerire i diversi tempi del racconto.

Per rapporto d’aspetto si intende il rapporto matematico tra la larghezza e l’altezza dell’immagine.

In concreto: a fronte di una dimensione fissa del pannello televisivo, per lo spettatore la scelta di una determinata proporzione dell’immagine si riduce nella presenza (o assenza) di bande nere sopra e sotto l’immagine o ai lati. Nei primi episodi il formato è quadrato, il 4:3 televisivo dell’epoca. Cambiano gli anni di riferimento e cambia anche il supporto tecnologico, con un costante adeguamento delle inquadrature alla moda del periodo di riferimento.

Il formato del “presente”

La realtà diegetica, quindi quella che per convenzione riteniamo essere il mondo “vero” nel racconto, ha un rapporto di 2:40. Questo aspect ratio si concretizza come un rettangolo stretto e largo. La scelta non è casuale: gran parte dei film Marvel è girato con questo rapporto tipicamente cinematografico. Ci sono eccezioni, come scene o film interi (Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame) riprese nitidamente con rapporto IMAX (poi tagliate per schermi normali), ma convenzionalmente si tende ad associare il 2:40 alla visione cinematografica Marvel.

Il direttore della fotografia Jess Hall si è trovato a cambiare stile ad ogni episodio, ribaltando le atmosfere così come il rapporto delle immagini e quindi e gli stili di composizione. Ogni episodio gioca secondo regole a sé stanti, rinegozia il linguaggio adottato con lo spettatore e si appoggia su stereotipi e convenzioni per guadagnare l’immediatezza.

Per catturare l’atmosfera dei primi anni della televisione il direttore della fotografia ha studiato la resa delle lenti montate sulle telecamere dell’epoca. Data la fragilità di questi strumenti antichi la produzione ha cercato di replicare l’effetto costruendo un set di lenti ad hoc. Nella grana delle immagini possiamo percepire una certa pastosità, con le luci soffici che accompagnano le figure, mentre la messa a fuoco cede ai lati con un leggero effetto di vignettatura ottenuta in camera.

Un rimando a Endgame

Per quanto riguarda la realtà narrativa in WandaVision invece il direttore della fotografia ha scelto di legarsi allo stile degli ultimi due Avengers. È un rimando sottile, per molti spettatori quasi subliminale, ma che inconsciamente comunica il senso del tempo presente. Per le scene ambientate nell’ “oggi” di WandaVision Jess Hall ha adottato il set di lenti Ultra Panatar, quelle montate sulle cineprese utilizzate dai fratelli Russo. 

Il formato 4:3 dei primi episodi ha creato non pochi grattacapi. Si temeva infatti che, non essendo abituato a questa visione ormai desueta, il pubblico non gradisse la scelta. L’aggiunta del bianco e nero rendeva ancora più rischioso l’esordio con un pilot sicuramente straniante. È stato proprio lo studio ad avere l’ultima parola e a decidere di procedere in quel senso per andare fino in fondo rispetto alle intenzioni dello show e preservarne l’integrità artistica. Una dimostrazione, secondo Hall, che se il contenuto è sufficientemente buono, allora anche il pubblico può accettare uno stile estetico diverso e non sempre accomodante.

Cosa ne pensate della fotografia di WandaVision? Fatecelo sapere nei commenti.

Fonte: Collider