Parte del gioco metanarrativo di WandaVision consiste nell’immergersi in un mondo sconfinato di riferimenti. Ci sono le easter egg, le strizzate d’occhio ai lettori di fumetti che possono far intuire i prossimi sviluppi. C’è poi un gioco di riferimenti a incastro tra universi. Basti pensare alla presenza di Pietro Maximoff nelle vesti di Evan Peters, che interpretò il personaggio nella saga degli X-Men, introdotto secondo il tropo narrativo del fratello che compare come cliffangher di fine puntata.

Di puntata in puntata, ad eccezione dell’ultima, il mondo fittizio diretto da Wanda adotta i codici narrativi delle sitcom adattandole di epoca in epoca. Vita da strega, La famiglia Brady, il The Dick Van Dyke Show fino a Malcolm e The office: WandaVision ripercorre indirettamente gran parte della storia della televisione.

C’è però una serie tv che, pur non essendo propriamente una sitcom, attraversa tutti gli episodi di WandaVision come un riferimento subliminale. Ha aiutato a definire il tono, vagamente inquietante, del racconto e ha dato alla cittadina di Westview un senso di pericolo imminente. Stiamo parlando, ovviamente, di I segreti di Twin Peaks.

Certo, David Lynch è uno dei pochi registi ad essere diventato un aggettivo (“lynchiano”), e uno degli autori contemporanei più influenti. Le sue visioni oniriche, i suoi incubi trascendentali, si possono trovare emulati in svariate opere audiovisive (e musicali). Non stupisce quindi che anche WandaVision si sia appoggiata a quelle inquietudini, pur stemperandole agli occhi di un pubblico ben più vasto e giovane di quello di Lynch. 

Nerdist ha recentemente pubblicato un’interessante analisi di alcuni elementi in comune tra le due serie. Alcuni sono riferimenti espliciti, altri suggestioni più indirette, ma comunque molto affascinanti. Vi riportiamo di seguito una sintesi.

I confini di Westview, Tra Wandavision e Twin Peaks

Una delle immagini più ricorrenti in WandaVision è il cartello posto sulla strada che porta nell’inquietante cittadina di Westview. Il riferimento è qui particolarmente esplicito al celebre “Welcome Twin Peaks” mostrato nella sigla. Una curva che entra nel bosco, le due cime ritratte in foto si intravvedono sullo sfondo del paesaggio, mentre le note di Angelo Badalamenti regalano un’atmosfera rarefatta. Entrambe le cittadine nascondono misteri oscuri sotto una superficie di apparente armonia. Delitti, intrighi, odi e inganni sono nascosti in nome della serenità e della concordia. Anche l’opera di Lynch prendeva le immagini della tv dell’epoca, calda, accogliente e famigliare, per deviarle man mano fino a raggiungere un orrore surreale. 

Entrambi sono show che parlano della televisione.

La inseriscono all’interno della narrazione esplorandola nei suoi vari generi. Ne conoscono bene i limiti e le attese del pubblico e giocano con queste convenzioni. La cadenza settimanale degli episodi è una scelta chiara: lontana da essere un lungo film, WandaVision abbraccia la sua natura seriale rifacendosi al modello distributivo classico. Al pubblico non resta che aspettare di settimana in settimana la risoluzione dei misteri, una delle scelte (obbligate) che decretò il successo di Lynch.

Alterare la realtà per tornare alla vita

Twin Peaks WandaVision

Alla fine della terza stagione di Twin Peaks L’agente Cooper usa i suoi nuovi poteri per tornare indietro nel tempo alla notte in cui Laura Palmer morì. La ferma e le dice di averla vista in sogno, altera la sua timeline e la salva. Non un finale felice, ma l’inizio di altre folli inquietudini e grattacapi.

Allo stesso modo Wanda cerca di rimediare all’irrimediabile. Deve infatti fare i conti con la morte di Visione. Cerca di riportarlo in vita, ma per farlo crea una realtà alterata e distorta proprio come Dale Cooper.

Il doppio a partire da un trauma

La sorte del personaggio di Audrey Horne era rimasta in sospeso alla fine della seconda stagione de I segreti di Twin Peaks. 25 anni dopo David Lynch ha scritto il suo personaggio come una donna confinata in casa (non interagisce con gli altri personaggi) e in una relazione artificiale. Dal volume Twin Peaks. Il dossier finale si apprende che la donna è ricoverata in una struttura di assistenza privata e quindi, probabilmente, gran parte della sua storia è generata nella sua mente. Allo stesso modo anche Wanda innesca una propria narrazione a partire dal trauma che deve affrontare.

Twin Peaks affronta il doppio già dal titolo. Due realtà, due versioni (non per forza buone e malvagie) degli stessi personaggi, un continuo confrontarsi con l’altro da sé. Tutti nella cittadina di Twin Peaks trovano un altro sé, un’ombra di una dimensione oscura. A Westview la divisione non è così netta, ma comunque presente. Il confronto speculare tra i due Visione, con il bel monologo (o soliloquio) sulla cosiddetta “nave di Teseo” è il punto più evidente di questo gioco sul doppio presente con i due Cooper in Twin Peaks il ritorno.

Ma anche il fratello gemello Pietro, a sua volta è il “doppio” filmico del Quicksilver dell’universo degli X-Men. E Agatha non è altro che una versione estrema e folle di quello che i poteri di Wanda possono generare.

La dualità di Westview continua con i due gemelli a cui Wanda dà vita, così come nelle identità “sognanti” (altro riferimento al mondo di Lynch) dei cittadini. Camminano come zombie, mossi solo da un’identità imposta da altri. Sono esseri viventi privi di coscienza e guidati da fili invisibili, quasi come il Dougie Jones di Twin Peaks – Il ritorno. 

Il mistero di fondo di Twin Peaks recitava: “chi ha ucciso Laura Palmer?”. In maniera speculare possiamo dire che il grande interrogativo di WandaVision è stato, per numerose puntate: “chi ha resuscitato Visione?”.

Cosa ne pensate dei rimandi tra WandaVision e Twin Peaks? Ne avete trovati altri? Fatecelo sapere nei commenti.

Fonte: Nerdist