WandaVision 1×05: la recensione

Negli ultimi anni l’idea di multiverso, che già di suo indica qualcosa di enorme, è diventata se possibile ancora più grande. Non si tratta più solo di inventare nuovi universi e nuove realtà parallele all’interno di una storia chiusa, come in Avengers: Endgame, ma di fare qualcosa di ancora più straordinario. Il cinema o le serie tv inglobano le incarnazioni passate dei personaggi, le riadattano, elaborano il fattore nostalgia al di là della classica idea di remake. C’è allora una continuity che esiste solo a posteriori, e che gioca sulla soddisfazione immediata dello spettatore, sul piacevole autoinganno di una storia che oltrepassa barriere, franchise, media. Il quinto episodio di WandaVision, con una singola immagine finale, fa tutto questo.

Partiamo quindi dalla scena finale, in cui Wanda apre la porta e si trova di fronte a suo fratello Pietro. Tuttavia, in questo recasting che solo per noi ha un sapore molto particolare, il personaggio non è interpretato da Aaron Taylor-Johnson, ma da Evan Peters. Quindi non dall’attore che lo aveva interpretato in Age of Ultron, ma da quello che lo ha interpretato per anni nella saga degli X-Men. Nel momento in cui la possibilità di sfruttare quei personaggi arriva alla Disney in seguito all’acquisizione della FOX, si aprono nuovi scenari, di cui forse questa apparizione è solo la premessa.

Certo, non sappiamo ancora come tutto questo verrà giustificato nel resto della stagione, o come si collegherà – come confermato – a Doctor Strange 2 o Spider-Man 3. Ma la parola chiave sembra essere “multiverso”, nella particolare accezione che vede i franchise di supereroi dialogare con lo spettatore, dirgli “noi sappiamo che tu sai”, e gettare ponti impossibili verso film del passato. Una serie metanarrativa come WandaVision sembra essere il palco perfetto per far debuttare tutto questo, considerato anche che in questo particolare episodio ci troviamo nel decennio degli anni ’80, e il Pietro Maximoff dei prequel degli X-Men con questa ambientazione temporale ci sta davvero bene.

Ma ci sarà tempo per riparlare di tutto questo, considerato anche che questa puntata in realtà tratta di altro. È il giro di boa per la serie, ed è anche un punto di non ritorno. Sembra un po’ tardi per introdurre un villain esterno per spiegare tutto, e stavolta si moltiplicano le conferme sul fatto che sia tutta colpa di Wanda. Darcy, Jimmy e Monica cercano di stabilire un contatto con l’interno, ci riescono, ma i metodi forti della SWORD mettono tutto a rischio. Semplicemente Wanda vuole essere lasciata da sola nel suo dolore, che stavolta ha la forma di una parodia di Genitori in blue jeans (la sigla!).

Indietro non si torna, fuggire in avanti non è giusto. Tutto l’episodio all’interno dell’episodio ruota intorno al concetto di lutto, al dolore insopprimibile e alla tentazione di fuggire scatenando i propri poteri. Sia che essi consistano nel creare una cupola per intrappolare una città in una fantasticheria, oppure nel crescere all’improvviso come accade ai figli di Wanda e Visione, Billy e Tommy. Per un breve momento, mentre dà una lezione ai figli sulla necessità di confrontarsi con la perdita, Wanda sembra parlare a se stessa, vedersi per la prima volta da fuori, capire cosa sta facendo. Ma è solo il lampo di un istante, prima di tornare al confortevole oblio del dolore.

Vi ricordiamo che parliamo degli episodi di WandaVision ogni sabato alle 12:00 su Twitch!