Puntata emozionante e ricca di avvenimenti l’ultima di Vikings, intitolata On the Eve, che anticipa il finale di una stagione lunghissima, in cui è accaduto praticamente di tutto. La spedizione dei vichinghi in Britannia non si arresta e, dopo la caduta di Aelle, è il turno del Wessex. Re Ecbert incarica quindi il figlio Aethelwulf di condurre in battaglia l’armata che dovrebbe riportare la sicurezza sul territorio. Ciò che nessuno di loro avverte è il grande cambiamento nell’animo dei vichinghi, qualcosa che ha radici lontane, che potrebbero collegare idealmente la mentalità più difensiva di Lagertha con la visione astuta e controllata di Ivarr sul campo di battaglia.

Un popolo in cui convivono tradizione e novità, istinti e freddi calcoli, in cui è ancora possibile spaccare il cranio con l’accetta ad un avversario in amore, e gestire in modo intelligente il campo di battaglia, giocando a far esasperare il nemico. Se la scorsa puntata metteva l’accento su una visione alta degli schieramenti e delle motivazioni in gioco, costruendo un legame quasi spirituale con ciò che muoveva gli eserciti e i loro condottieri, qui i riferimenti agli dei sono ridotti al lumicino. Sarà Ivarr a citarli, affermando come il Dio dei Britanni fugga di fronte al loro pantheon. Per il resto l’episodio riscatta pienamente la mancanza di scontri della scorsa puntata, mostrandoci sia la battaglia tra Aethelwulf e Bjorn (e Ivarr), sia quella di Lagertha contro gli invasori di Kattegat.

Rimangono vari momenti d’azione e non, situazioni che calano perfettamente i protagonisti all’interno di un contesto che ormai dovrebbero ben conoscere, quello del conflitto, ma che rimane sempre un’arena decisiva nel far emergere i lati più interessanti del loro carattere. Una considerazione che vale per tutti, da Bjorn, che accetta a malincuore l’aiuto del fratello dopo averlo denigrato, a Ivarr che trova un momento di riscatto (l’impressione è che si tratti solo del primo di tanti), allo stesso Floki, che sempre più si pone dalla parte del figlio storpio di Ragnar.

Il fantasma di problemi futuri si manifesta all’orizzonte dall’interno, trovando in Harald o nella rivalità palese tra i fratelli il suo motivo. Quanto ai nemici stranieri, rimane ben poco che possa fermare l’avanzata di questo esercito della vendetta. In questa sconfitta che sembra ormai inevitabile si concretizza il continuo tentativo di umanizzazione di Ecbert e della sua famiglia, o la costruzione del personaggio di Aethelwulf che ben poco avrebbe potuto fare contro gli invasori. Relegata a sottotrama secondaria, anche divertente per quanto è esagerato il momento, la vicenda di Harald e suo fratello.