STAR TREK: PICARD 1X06, LA RECENSIONE

Un altro passo avanti verso la verità – o una serie di passi. Si può riassumere così La scatola impossibile, l’episodio che segna il ritorno di Jean-Luc Picard su un cubo Borg, nel quale la figlia di Data comincia a sospettare di non essere quello che le hanno fatto credere di essere, e nel quale incidentalmente il capitano Rios si trasforma nel maschio alfa della nave grazie al potere dei suoi pettorali.

Ormai sta diventando ripetitivo dirlo, ma Picard è una serie che basa il suo fascino sempre meno sulla nostalgia e sempre più sul mistero, la scoperta, la verità che ti spacca il cervello. E il modo in cui Michael Chabon, Akiva Goldsman e il resto del team creativo hanno deciso di affrontare questo costante disvelamento di segreti cosmici è a un passo dalla definizione di tortura: goccia dopo goccia, dettaglio dopo dettaglio, Picard ci sta suggerendo l’idea che in un futuro non troppo lontano potremo forse avere un’intuizione che ci aiuti a cominciare a comprendere, per esempio, perché c’è una setta segreta di assassini romulani che vogliono uccidere Soji, la figlia di Data, o che cosa abbia visto la dottoressa Jurati di così sconvolgente da spingerla a uccidere il suo amato.

Se accettiamo di buon grado la sofferenza è perché, momento su momento, Picard è sempre più divertente, ora che i personaggi hanno tutti il loro posto e le dinamiche tra loro sono state chiarite (oltre al fatto che con questo episodio ci liberiamo forse definitivamente della storyline romantica tra Soji e l’affascinante spia romulana interpretata da Harry Treadaway). La scatola impossibile ci regala tra l’altro una graditissima riunione tra Picard e Hugh, il primo Borg a venire de-assimilato, e un paio di sequenze ai confini dell’horror, tutte dutch angles e luci strane, che coinvolgono Soji e lo stesso ex ammiraglio, che qui (a meno di dimenticanze delle quali chi scrive chiede preventivamente scusa) torna a mettere piede su un cubo Borg per la prima dai tempi della sua assimilazione e successiva de-assimilazione (abbiamo detto che c’è meno nostalgia, non che è sparita del tutto).

E ci regala anche un paio di delicati quadretti molto personali tra membri dell’equipaggio, e una breve scena d’azione, che da un lato ricorda quelle che tanto stupirono nel primo episodio, dall’altro promette un po’ di sano divertimento già dall’inizio del prossimo episodio. Insomma, Star Trek: Picard è decollata, ha una rotta da seguire, sta viaggiando a velocità ultraluce, scegliete voi la metafora che preferite e godiamoci il resto del viaggio.

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