Le terrificanti avventure di Sabrina (terza parte): la recensione

Come Sabrina è divisa tra il regno dei mortali e quello degli inferi, così la sua serie si fraziona tra l’anima più romantica, affine al teen drama, e quella magica, legata alle “terrificanti avventure” del titolo. Anche alla terza stagione – o parte, per meglio dire – lo show di Netflix trova un proprio senso nell’equilibrio tra queste due componenti. Anzi, proprio questi nuovi otto episodi, più di quelli precedenti, lavorano per fondere le due anime in un caotico racconto di formazione adolescenziale. Mai troppo approfondito o sottile, anzi spesso lanciato senza cinture di sicurezza nel vortice di un intreccio che sovrappone troppe storyline. Eppure quasi sempre godibile nella sua leggerezza.

La terza parte della serie riparte dal fermo proposito di Sabrina di salvare il suo amato Nicholas dagli inferi nei quali è rinchiuso. Insieme ai suoi amici Harvey, Theo e Rosalind, si lancia in una pericolosa missione. Ciò che dovrà fare per riavere la persona che ama imposta in parte quel che verrà raccontato nel resto della stagione. Col tempo, Sabrina è diventata una persona sempre più importante nel regno degli inferi, più per predestinazione che per desiderio suo. Il Signore Oscuro le ha riconosciuto un’importanza che né lei né gli altri possono ignorare. E, ancora una volta, il tema rimane quello della scelta tra i due mondi ai quali la protagonista appartiene.

Intorno a ciò accadono molte altre cose. Ci sono tanti protagonisti e tante relazioni romantiche, nessuna delle quali priva di problemi. Ai protagonisti si aggiungono le zie Hilda e Zelda, il cugino Ambrose e Prudence, all’inizio della stagione sulle tracce di Padre Blackwood. E poi ancora Madame Satana, ormai separata rispetto a Mary Wardwell, piacevolissima nel ruolo di consigliera di Sabrina. Le minacce nella stagione arrivano da più parti: da un generico squilibrio nel mondo magico ad una sfida che Sabrina deve raccogliere fino ad un luna park che arriva in città e cela degli individui pericolosi.

La scrittura e la supervisione di Roberto Aguirre-Sacasa non concedono riposo durante la stagione. Archiviato più o meno qualunque approccio episodico, Le terrificanti avventure di Sabrina narra con la terza parte una vicenda che si sposta in avanti accelerando il ritmo secondo le necessità, ora dando più importanza a qualcosa, ora congelando una vicenda – che eppure sembrava così pressante – per dare spazio ad altro. Non è particolarmente elegante, ma questo è forse l’anno in cui la durata di un’ora degli episodi si avverte di meno. Sabrina, con un approccio di questo tipo, si conferma sempre più il punto fermo delle vicende, il personaggio al quale tutti dicono di essere qualcosa, di comportarsi in un certo modo, di rispondere a certe aspettative.

E lei, di rimando, è sempre più libera e individuale nelle proprie scelte. Probabilmente la scrittura è troppo indulgente nei suoi confronti, e il tormentato e dubbioso percorso degli anni scorsi lascia spesso il posto ad una radicale sicurezza nel proprio agire (un atteggiamento che Kiernan Shipka enfatizza molto). Più sacrificati tutti gli altri personaggi, anche se la scrittura della serie trasmette sempre un moto di dolcezza nel raccontare la vicenda di Theo. Se i personaggi sono attraversati freneticamente dallo scorrere della storia, al tempo stesso alcune ambientazioni e riferimenti non lasciano indifferenti. Se non altro per la leggerezza con la quale la serie getta nella mischia scenari biblici, figure storiche, mostri di vario genere.

E nulla è mai davvero “terrificante” in questa serie che normalizza qualunque preghiera oscura e racconta una parentesi di Sabrina con tre figure pericolose che la accompagnano come se fossimo nel regno di Oz. A proposito di riferimenti, ci si può divertire a contarli riguardo agli uomini del luna park, con un capo che sembra il Mr. Dark di Qualcosa di sinistro sta per accadere, ma può citare anche Carcosa o The Wicker Man. Si arriva alla fine abbastanza agilmente e, grazie ad una particolare trovata nel finale, la voglia di vedere la quarta parte c’è.

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