Agents of S.H.I.E.L.D. prosegue nel solco delle storyline tracciate nelle ultime settimane, sempre qualche passo oltre la stasi assoluta, quasi mai impeccabile, ma sempre godibile. Wake Up si concentra in particolare sul completamento di quel processo di riavvicinamento dell’organizzazione alla scena pubblica, con la firma degli Accordi di Sokovia. E tocca a Daisy mettersi in prima linea insieme al direttore formale – chiamiamolo così – Wade, mentre dall’altra parte della barricata, insieme agli altri, figura il senatore Nadeer. Ancora una volta è l’occasione per rimettere in scena le contraddizioni storiche dell’organizzazione che fu diretta da Nick Fury.

Torneranno infatti spesso, nei dissidi ripetuti fra Coulson e Talbot, i segreti e le manipolazioni dello S.H.I.E.L.D. rispetto ai suoi sottoposti e alla comunità pubblica. Ciò che rende interessante la situazione è il fatto che in realtà nessuno dei due abbia completamente torto o ragione. A Coulson sono state taciute molte cose, e la sua fedeltà alla causa è fuori discussione, ma d’altra parte stavolta aveva ragione Talbot a non voler rischiare l’integrità del team in un’operazione di spionaggio che avrebbe potuto metterli in cattiva luce, come di fatto poi succede. Buona la scelta da parte della scrittura di non riservare torto e ragione da una sola parte: è bello vedere Coulson vacillare di fronte alla finta May e notarne il lato più debole.

A proposito della finta May, continua ad avere un certo spazio la vicenda dei Life Model Decoy. Molto scopriremo nel corso della vicenda, ma molto rimane ancora taciuto. Partendo dalle prime cose, il colpo di scena riguardante la prigionia di May non è il massimo dell’originalità, ma è ben raccontato, e vedere in azione Aida funziona sempre. Ancora meglio nella scelta finale di Radcliffe, che ci riporta al trauma forse più grande nella vita di May (chissà, una provocazione poteva essere quella di bloccarla in una vita alternativa, felice, mai vissuta). La scrittura ha anche una buona intuizione, che si protrae da alcune settimane, nel caratterizzare la finta May non come semplice ostacolo e strumento narrativo, ma come una vera persona dotata di dubbi e paure.

C’è poi l’idea del secondo LMD nascosto a tutti. Ora, il dialogo tra Radcliffe e Aida in cui apprendiamo la notizia è parecchio artificioso e falso, ed è superato solo dalla scena a letto tra Mack e Elena. Però per il resto funziona bene. La scrittura ce la mette tutta per farci sospettare ora di Mack ora di Fitz, quando invece la scoperta riguarda lo stesso Radcliffe. Tradimenti e nuove alleanze all’orizzonte, mentre aspettiamo di capire chi sia questo Superiore. Se ci sono piaciute le dinamiche di coppia e professionali tra Fitz e Simmons durante l’episodio, la storia di Mack risulta troppo campata in aria, come qualcosa che dovrebbe costruire un alone di mistero intorno al personaggio per farci dubitare di lui (e invece ci porta subito ad escluderlo).