Quattro sottozzero (Cool Runnings) racconta la storia di quattro ambiziosi giovani giamaicani che, avendo fallito il sogno di correre alle Olimpiadi come velocisti, partecipano alla competizione come squadra di bob. Una commedia anni ’90 diretta da Jon Turteltaub che, come tale, incarna tutti gli stereotipi e i buoni sentimenti dell’epoca. Un classico film da cassetta, che si trovava nei cestoni dei supermercati o in edicola, capace di diventare un collante per tutta la famiglia.

L’idea del film venne al regista Jon Turteltaub mentre guardava con curiosità in televisione una bizzarra squadra in competizione nelle olimpiadi del 1988 di Calgary. Si trattava ovviamente del team giamaicano di bobbisti, outsider portatori di uno storytelling molto in voga all’epoca: il diverso che, apparentemente fuori luogo, si conquista con l’impegno il diritto alla partecipazione.

La sensibilità attuale è molto mutata e questo tipo di storie si traduce sempre più spesso in messaggi di inclusione come diritto, e non come merito. Ciò che ispirò il film fu l’idea che quei quattro sportivi che il regista vedeva competere non pensavano di essere divertenti o bizzarri. Cosa che, invece, tutti gli altri pensavano di loro. 

Da qui al film finito la strada era ancora lunga. Il problema principale era quello di trovare il tono giusto alla storia. La prima versione della sceneggiatura era virata su toni drammatici. Passò successivamente in mano a Tommy Swerdlow e Michael Goldberg. Aiutati dall’eroina (come ammesso dallo sceneggiatore stesso), e dalle indicazioni di Jeffrey Katzenberg, completarono uno script allegro e scanzonato. 

Non fu semplice però per Turteltaub trovare i giusti attori per il ruolo. Occorreva la giusta energia per reggere i toni più infantili della commedia. In aggiunta era necessario che gli attori funzionassero tra di loro per avere la giusta chimica nelle battute. Chiaramente gli attori dovevano essere neri. E soprattutto dovevano parlare come il granchio Sebastian della Sirenetta.

Occorre ricordarlo, erano gli anni ’90 e le versioni stereotipate e grottesche delle diverse culture non erano solo accettate. Venivano addirittura richieste esplicitamente dai produttori, Katzenberg in questo caso. Il regista riuscì a persuadere i quattro attori protagonisti ad accettare questa discutibile regola dicendogli: “se non fate l’accento di Sebastian verrò licenziato”. Stando a quanto raccontato da Turteltaub, accettarono con una risata. E gli salvarono la carriera. 

Il secondo elemento di successo del film, oltre alla frizzante storia, era ovviamente John Candy. L’attore, noto per le sue capacità comiche in film come Io e zio Buck o Un biglietto in due, era al vertice della popolarità. Per convincerlo il regista dovette invitarlo a Calgary a vedere un incontro di hockey. Nonostante il bagno di folla a cui fu costretto (impiegò ben 20 minuti per percorrere 30 metri a causa dei troppi autografi richiesti!) accettò la parte. 

Il film venne amato molto anche in Giamaica. Il messaggio di orgoglio e di impegno riuscì a conquistare il pubblico anche grazie alla simpatia dei quattro attori. La loro performance, nonostante le imposizioni della produzione per bilanciare il film sulla sensibilità (stereotipata) dell’epoca, risulta ancora così sopra le righe da essere coinvolgente.

Quattro sottozero è disponibile su Disney+.

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Fonte: Guardian