Mentre Matrix conquistava il mondo con il suo universo virtuale fintamente ideale, creato per acquietare e far dormire gli umani mentre le macchine gli succhiano l’energia, eXistenZ usciva 20 anni fa oggi e floppava clamorosamente raccontando di un universo virtuale indistinguibile da quello vero in cui i personaggi sono agiti e agiscono contemporaneamente. Mentre Neo entrava ed usciva da Matrix con un cavo nella corteccia cerebrale, i protagonisti di eXistenz infilavano un cordone ombelicale dentro una bioporta alla base della spina dorsale. Mentre infine Neo si rivelava un profetico messia, la protagonista di eXistenZ era una nota game designer che non sapeva dire se si trovasse dentro o fuori il proprio gioco.

Insomma il film di David Cronenberg pur girando intorno allo stesso tema non potrebbe essere più diverso di quello delle sorelle Wachowski. Arrivava prima dell’uscita della Playstation 2, cioè quando i videogiochi avevano fatto il salto nella massa (con la Playstation) ma non erano ancora stati sdoganati come divertimento per tutti, rimanevano una cosa per nerd. I party con Pro evolution Soccer o FIFA di sfondo (vera forma di evangelizzazione di massa che ha portato i videogiochi anche presso un pubblico che prima li riteneva un ghetto), le retate nelle case degli spacciatori con GTA sui megatelevisori sarebbero arrivati almeno 4 anni dopo. Intanto eXistenZ raccontava di una star della tecnologia che quando viene riconosciuta gli si baciano i piedi e che predica in una chiesa, due anni prima dell’uscita dell’iPod. Otto prima dell’iPhone.

Non era certo un film che voleva prevedere il futuro ma semmai uno che metteva in scena in un futuro prossimo, raccogliendo le tendenze del presente ed immaginandone una versione conflittuale, in cui (come in Fight Club) ci sono ampie sacche di terrorismo interno che si battono per cambiare lo status quo.
Questo è solo lo sfondo tuttavia, a catturare tutta l’attenzione sono le idee di Cronenberg riguardo la contaminazione tra organico e inorganico, come la tecnologia, ogni tecnologia, sia un prolungamento del nostro corpo (le teorie alla base di questo non sono certo sue, ma Cronenberg ne ha fatta un’ossessione audiovisiva come nessuno prima di lui e pochi dopo di lui).

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Nel 1999 erano già 20 anni che questo regista canadese raccontava i meandri della carne come anfratti, orifizi e organi attraenti, che metteva in scena il sesso come simbolo di vitalità incontenibile capace di animare videocassette, lamiere o televisori, e con eXistenZ ripete tutto quel campionario lì, reimmaginandolo nel mondo dei videogiochi, per chiuderlo, archiviarlo e passare ad altro. Questo altro sarebbe stato annunciato sempre in eXistenZ, ed è il mondo della mente. Spider, A History Of Violence e poi fino a A Dangerous Method avrebbero esplorato meglio la questione. eXistenZ intanto è il ponte tra il vecchio e il nuovo Cronenberg.

Il punto che rende il film eccezionale però non è tanto questo, quanto la capacità di Cronenberg di cogliere l’eccitazione dietro l’utilizzo della tecnologia e la maniera in cui stesse diventando sempre più personale (esistevano i cellulari ovviamente e stavano diventando sempre di più mezzi personali e affettivi), una macchina per il piacere perpetuo che attira e avvince. Il colpo incredibile è associarlo al piacere del sesso che sta nelle nostre teste. Manipolare e prendere in mano un qualsiasi joypad, stringerlo, premere pulsando, toccare levette, essere sia brutale e veloce che delicatissimo e dolce, a seconda di cosa richieda il gioco, diventa in Cronenberg un pad di carne, fatto di avvallamenti, buchi e protuberanze da sfiorare, toccare con forza e attivare con un misto di dolcezza e brutalità. Non c’è sesso nel film ma è come se tutto fosse sesso. Dalla posizione in cui si mette Jude Law quando devono installargli una bioporta, al momento in cui viene sverginato ed eccede in eccitazione, mandando in corto il pad, tutto il film mette in modi più o meno espliciti il sesso nella testa dello spettatore mentre guarda una storia che racconta altro.

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L’immagine del joypad che entra nella spina dorsale tramite un cordone ombelicale è imbattuta e ancora oggi racconta tantissimo del rapporto che abbiamo con le macchine emotive che sono i videogiochi, l’attrazione che proviamo verso di essi e l’attaccamento. Se l’audiovisivo entrava dentro James Woods come VHS dritto nella pancia e lui a sua volta entrava nel televisore mentre trasmette una gigantesca bocca, inneggiando alla nuova carne, la nuova carne è già dentro eXistenZ. È proprio una realtà (completamente diversa da quella profetizzata in Videodrome) a cui viene iniziato Jude Law.
Certo poi scopriremo che è tutta una ricostruzione, è tutto un gioco mentale fatto da un gruppo di persone. Quest’odissea piena di metafore sessuali è solo nella testa di chi l’ha raccontata, ma di nuovo, questo è il ponte tra il vecchio e il nuovo Cronenberg.

Oggi che i videogiochi sono realmente di massa e sono ovunque, sia sulle console che sui telefoni cellulari, che il rapporto è ancora più intimo perché vengono toccati direttamente sullo schermo, riducendo la mediazione in uno sforzo impossibile di toccarli davvero, eXistenZ fa ancora più impressione.
L’idea molto anni ‘90 delle realtà virtuali e della paura che fossero indistinguibili dalla realtà reale è forse l’aspetto più sorpassato, ma non lo è assolutamente il gioco di ruolo come lo interpretano i personaggi e la capacità che ha il cinema di raccontare tutto questo creando personaggi e situazioni dissonanti. L’idea di attori immobili, in loop, che interpretano personaggi non giocabili poi l’hanno copiata tutti fino a Jumanji.

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Tuttavia, come nel miglior David Lynch, ciò che parla più forte in eXistenZ è ciò che è meno logico. Willem Dafoe, meccanico di provincia, tutto olio e tuta, che installa bioporte clandestinamente con un oggetto che potrebbe essere usato per avvitare bulloni o ingrassare pistoni, è un’idea che ieri (ma anche oggi) solo il cinema poteva avere. Contaminare un immaginario tipicamente cinematografico legato ai grandi spazi, le corse in auto e la vita autentica da ritratto di Norman Rockwell, con uno di fantascienza tramite l’uso di arnesi metallici finalizzati ad un’operazione che ha a che vedere con la carne umana è un triplo salto mortale che apre la testa in due e al di là della logica (che qui non serve a niente) afferma qualcosa di potentissimo riguardo a quell’idea, già raccontata, della tecnologia come prolungamento del nostro corpo.

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Come per qualsiasi testo realmente aperto, quale eXistenZ è, ognuno ha un rapporto diverso con esso. A seconda delle proprie inclinazioni è facile vederci molto. Racconta così tanto di noi, a partire dal sesso, che non è difficile ad esempio vedere in Jude Law un omosessuale che nega la propria natura fingendosi eterosessuale, che viene penetrato e iniziato ai piaceri omosessuali con grandissima ritrosia e finisce per cedere non riconoscendosi più. La recitazione di Jennifer Jason Leigh poi è un unico lungo orgasmo, eccitato, fatto di sospiri e occhiate ambigue.
Così come non è difficile vedere nel finale con la pistola fatta di ossa l’omologo della pistola di carne di Videodrome, proseguimento perfetto della fine destinata a fare da chiunque si neghi i piaceri della carne o non si voglia sottomettere alla religione della nuova carne.

Il massacro nella scuola di Columbine è dello stesso anno, quindi successivo all’idea e alla realizzazione del film, l’era delle stragi nelle scuole doveva ancora arrivare, erano anni tranquilli la fine dei ‘90, in cui il cinema americano raccontava dei tumulti che battono sotto vite monotone e anestetizzate dal benessere (American Beauty, Matrix, Fight Club…). Cronenberg invece era già in ansia per altro, come sempre stava letteralmente da un’altra parte, contemporaneamente all’interno delle tendenze e anni avanti ad esse.

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“eXistenZ is paused!!”