Edge of Tomorrow va in onda su Italia 1 e Italia 1 HD questa sera alle 21:20

Un paio di mesi fa, parlando di Silent Hill, ci chiedevamo se si potesse considerare il miglior film tratto da un videogioco di sempre. È importante notare l’uso dell’espressione “tratto da un videogioco”, perché se allargassimo il campo ai film che in qualche modo si ispirano ai videogiochi come medium e non a un titolo specifico, Edge of Tomorrow di Doug Liman meriterebbe un posto a tavola, probabilmente quello d’onore. Perché è vero che non è tratto da un videogioco, ma da una light novel giapponese scritta da Hiroshi Sakurazaka e intitolata All You Need is Kill; ma lo stesso Sakurazaka in un’intervista e poi in un pezzo per il LA Times ha dichiarato di essersi ispirato non solo alle classiche storie di loop temporali tipo Il giorno della marmotta, ma anche, appunto, ai videogiochi, al concetto di trial and error, di miglioramento graduale intrinsecamente legato all’idea di videogioco. Non sono molti i film che sono riusciti a prendere un pezzo importante del linguaggio videoludico e ad adattarlo a quello cinematografico, ma Edge of Tomorrow è uno di questi, e si contende il trono con Source Code, Hardcore Henry e pochissimi altri.

Edge of Tomorrow è strutturato come un videogioco

Edge of Tomorrow, un titolo che Doug Liman non ama e che vorrebbe cambiare in Live Die Repeat, si apre con un’intro-spiegone che riassume tutto quello che è successo prima dell’inizio del film: sono arrivati gli alieni, e stanno conquistando il mondo a partire dall’Europa, ma c’è una nuova speranza rappresentata da questi esoscheletri armati di nuovissima concezione che trasformano anche il soldato più scarso in una macchina da guerra. È una classica cutscene di quelle che nei videogiochi si piazzano prima del menu iniziale, e che si guarda la prima volta che si lancia il gioco e si skippa tenendo premuto X (a volte cerchio) tutte le volte successive, e serve anche per far capire che, se da un lato l’aderenza alla fonte è piuttosto alta, dall’altro ci sono dei cambiamenti fondamentali: di ambientazione geografica, innanzitutto, visto che Edge of Tomorrow, con una sottilissima e impercettibile metafora bellica, si svolge sulle coste della Normandia – il che permette tra l’altro di rendere inglese il personaggio di Rita Vrataski e di farla quindi interpretare da Emily Blunt, che tra questo, Adjustment Bureau e Looper è ufficialmente uno dei volti ufficiali della fantascienza degli anni Dieci.

 

Tom

 

Dopo il filmato introduttivo, che promette azione e sparatorie entro breve e che ci fa fare la conoscenza degli alieni di turno (che si chiamano Mimic e assomigliano pericolosamente alle omonime creature di Prey, uscito tre anni dop), arriva il momento di un’altra classica doppietta videoludica. Prima l’introduzione alla Half-Life, ricca di tensione ma priva di azione, nella quale incontriamo il protagonista (Bill Cage/Tom Cruise, che di mestiere fa all’incirca l’influencer per l’esercito) e scopriamo che, come Gordon Freeman, non ha alcuna esperienza di combattimento. Dopodiché arriva il momento della perdita dei poteri: il povero Cage viene spedito al fronte per quella che dovrebbe essere una battaglia dimostrativa contro i Mimic, si rifiuta in quanto soldato incompetente, e viene quindi spogliato del suo rango, bollato come disertore e spedito comunque al fronte nel poco invidiabile ruolo di carne da macello. È qui che inizia il tutorial vero e proprio, nel quale prima familiarizziamo con l’avatar, poi cominciamo a sperimentare con il sistema di combattimento e scopriamo su cosa si basa quello che, guarda caso, in un videogioco si chiama core loop, e in questo film si chiama… be’, il film.

Edge of Tomorrow non inverte l’asse Y

Non appena Edge of Tomorrow smette di parlare e comincia a sparare, infatti, impariamo alcune cose:

  • che Tom Cruise è molto scarso, il che facilita l’identificazione
  • che la sua armatura gli consente comunque di fare cose per le quali non è addestrato, il che non è diverso dal trovarsi per la prima volta a controllare il personaggio di un videogioco e scoprire che il suo corpo ha molti meno limiti del nostro
  • che gli alieni sono tanti, sono rapidi e si presentano in almeno due forme diverse: ci sono quelli base, che sono rossi, e quelli più grossi e più difficili, che sono blu, come succedeva già trent’anni fa in Zelda
  • soprattutto, che se Tom Cruise muore non muore davvero, ma risorge all’inizio della giornata precedente conservando però tutta l’esperienza e i ricordi accumulati in battaglia

Edge of Tomorrow, con la sua struttura fatta di uccidi, impara, muori, ricomincia, è stato spesso paragonato a Dark Souls, ma il loop nel quale è intrappolato Cage assomiglia più a quello di un roguelike moderno, senza la randomizzazione ma con la possibilità di sbloccare upgrade permanenti al personaggio tra una morte e l’altra – che nel caso del film si traducono in conoscenza delle azioni del nemico e, quindi, capacità di anticipare ogni sua mossa. C’è anche molta memorizzazione nelle battaglie ripetute all’infinito da Cage, il che porta Edge of Tomorrow anche in un territorio ancora più antico, quello dei laser game alla Dragon’s Lair; e c’è anche un po’ di voglia di giocare con le dimensioni parallele e la moltiplicazione delle tempolinee, un’altra idea che spopola in molti videogiochi sci-fi giapponesi, dalla serie Zero Escape al recentissimo 13 Sentinels. E c’è, in Edge of Tomorrow, anche un occhio all’aspetto visivo di certi sparatutto; manca l’abbandono completo al linguaggio videoludico che c’è per esempio in Hardcore Henry, ma vi sfidiamo a vedere una sparatoria contro i Mimic e a non immaginarvi il loot che droppa copioso dai cadaveri degli alieni.

 

La mitraglia dello zio Tom

Potremmo andare avanti all’infinito a citare i paralleli tra Edge of Tomorrow e il mondo dei videogiochi, ma faremmo un torto al film di Liman, che oltre a essere la miglior rappresentazione cinematografica mai fatta di cosa significa prendere in mano un controller e giocare ad Halo o a Gears of War è anche un ottimo film di fantascienza.Tiene sempre un ritmo altissimo, innanzitutto, e il montaggio gioca spesso con la ripetizione ossessiva di certi brevi momenti dell’infinita giornata di Cage (“On your feet, maggot!”); e pur svolgendosi quasi interamente tra una grigissima base militare e un campo di battaglia color beige riesce comunque a non annoiare, perché la monotonia è parte integrante della sua cifra stilistica, a feature, not a bug. Liman sembra essersi lasciato alle spalle il dolore esistenziale di aver diretto Jumper e pare tornato ai bei vecchi tempi di The Bourne Identity, e solo un finale troppo buio e confuso per il suo bene gli impediscono di raggiungere la lode.

E poi c’è la coppia Cruise-Blunt: lui è come sempre perfetto e con l’espressione di quello che non aspettava altro che indossare un esoscheletro di metallo per far finta di sparare a degli alieni, lei è altrettanto a suo agio a fargli da contraltare grazie a un mix di stoicismo, fastidio e britannica aria di superiorità, e insieme riescono a dare un’anima a un film che è interessato soprattutto a inseguire grandi idee (“come funziona un’amicizia tra una persona che ha memoria e una che si dimentica tutto a ogni nuovo loop?”). Sono il cuore di Edge of Tomorrow e ci consola sapere che, se davvero Liman riuscisse a realizzare il sequel che ha in mente, Tom Cruise ed Emily Blunt saranno della partita.