È notizia di pochi giorni fa che la Blue Sky Studios, chiuderà i battenti ad aprile 2021. Un addio deciso dalla Disney dopo l’acquisizione della Fox che non arriva inaspettato. Nonostante infatti fosse in produzione avanzata Nimona, il nuovo film dello studio, la pandemia ha stravolto il tavolo di gioco.

Non moriranno però i personaggi più celebri della Blue Sky, pare infatti che la Disney abbia in programma una serie dedicata ai personaggi dell’Era Glaciale, ma parte del talento contenuto nello studio, come i 450 impiegati che difficilmente verranno riassorbiti in altri studio, rischia di perdersi.

Quella di Blue Sky è una storia tutt’altro che gloriosa, ma sicuramente molto particolare, fatta di un grande successo, poi replicato e riproposto in mille forme fino ad atrofizzare tutto il resto. Un’intuizione folgorante, quella di ambientare le avventure di simpatici animali durante un periodo di grandi cambiamenti per la terra. Senza calcare troppo la mano sul tema dell’ecologia, L’Era glaciale puntava tutto sulla commedia da road trip, una migrazione verso sud tutt’altro che drammatica, in fuga dai ghiacci. In mezzo alle dinamiche degli animali ecco un elemento di disturbo, che fa esplodere l’elemento comico e quello emotivo: gli umani.

Il film fu un successo travolgente. Manny, Sid, Diego, ma soprattuto lo scoiattolo Scrat entrarono nel cuore dei bambini. La saga ha avuto una vita lunga, fatta di cinque film e di un crescente successo sul mercato estero. In totale il franchise cinematografico (non contiamo quindi gli speciali televisivi) ha incassato più di tre miliardi totali di solo incasso domestico. La terza serie animata di maggiore successo di sempre.

Il primo L’Era glaciale arrivò in sala prendendo in contropiede tutti: la Blue Sky si posizionava equidistante tra la raffinatezza Pixar e il citazionismo adulto Dreamworks. Era innovativo anche il modello narrativo, che ritornava sulle vie classiche dell’animazione e le declinava per il pubblico moderno. Gli inserti slapstick di Scrat parlavano al pubblico di bambini abituati alle comiche di Tom e Jerry o dei Looney Tunes. Queste scene, inizialmente separate dalla trama orizzontale, davano al film una cadenza quasi a episodi, a brevi capitoli che facilitavano l’attenzione dei più piccoli.

Per quanto la computer grafica fosse acerba, il primo film trovava nella scenografia un ulteriore personaggio. I cambiamenti della terra, gli ambienti in cui si trovano i protagonisti, erano perfettamente inseriti in una chiave narrativa coerente. C’era del citazionismo per adulti (l’onnipresente bullet time di Matrix, per dirne uno) ma anche una storia sincera in cui i più piccoli possono immergersi ed entrare in dialogo.

Dopo il successo del primo film la Blue Sky ha cercato in ogni modo di replicare il successo moltiplicando i personaggi (e quindi i giocattoli venduti) e mettendo sul palcoscenico più importante proprio Scrat. Il personaggio, prima periferico, diventa centrale. È il deus ex machina di trame sempre più inverosimili e infantili. Man mano l’Era glaciale si conformò al suo personaggio più amato e perse le intuizioni che ne avevano garantito il successo. Incapace di rilanciarsi, la saga si adagiò su se stessa, portando a un lento declino tutto lo studio.

Mentre infatti i risultati al botteghino della saga decollavano, la Blue Sky si ritrovava a fare i conti con l’incapacità di dare ad altre proprietà la stessa portata commerciale.

Man mano che l’Era glaciale perdeva di qualità, lo studio trovava il plauso critico con Ferdinand, Rio e Snoopy & Friends – Il film dei Peanuts. Eppure i risultati economici non hanno dato margine per costruire franchise duraturi.

È chiaro quindi che, dietro alle ragioni della chiusura dello studio, c’è una ragione di concorrenza interna e di saturazione del mercato. La Disney, che ha già in seno due realtà inarrestabili come la Pixar e la Walt Disney Animation Studios, vuole mantenere il terreno di gioco libero.

Il nome Blue Sky non era noto al pubblico come i due sopra citati. È sempre stato un passo indietro rispetto ai suoi personaggi, in netta crisi però nella loro popolarità. Tenere in vita una realtà simile avrebbe significato un grande investimento sia di risorse che di energie nel riposizionare la sua produzione. Proprio per la sua mancanza di un’identità netta, la Blue Sky avrebbe rischiato di drenare risorse facendo concorrenza interna sulle stesse fasce di pubblico. 

Paradossalmente il più grande successo della Blue Sky, ovvero avere creato il mondo de L’era glaciale, si è tramutato proprio nella causa scatenante di una grande crisi di identità. Più le idee si esaurivano, più lo studio doveva fare affidamento proprio a quel parco di personaggi così amati. 

Il colpo di grazia è arrivato con il quinto capitolo: L’era glaciale – In rotta di collisione. I precedenti film, a fronte di un rapido declino nella qualità vivevano un moltiplicarsi degli incassi. In rotta di collisione invece incassò a sorpresa la metà del precedente. Un tracollo che segnò uno stop da cui non si ripresero più.

Blue Sky aveva perso l’Era glaciale e quindi la sua stampella più solida. Si è ritrovata ad affrontare il mercato senza un titolo riconoscibile, senza un catalogo di film futuri sufficientemente goloso per la Disney. La chiusura, a questo punto, è sembrata la decisione più semplice, in un settore sempre più vorace di risorse e in cui i più lenti non possono esistere.